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Tutti i formati ed edizioni
In commercio dal:
1 gennaio 2011
Pagine:
195 p., Brossura
EAN:
9788890586507
La raccolta di poesie di Fabio Morpurgo si presenta come una sorta di canzoniere privato: vi si trovano le riflessioni di un uomo che guarda al proprio vissuto e traccia un bilancio della esperienza individuale, personale, per poi muovere verso considerazioni di carattere universale sulla dimensione terrena del vivere e sul genere umano. I fatti, i sentimenti e gli stati d’animo del passato sono riletti, rivisitati alla luce dell’esperienza con lo scopo di ricavare da essi indicazioni quasi pratiche sulla condotta da tenere e sul senso da riconoscere nella vita: con la modestia e la pacatezza che possono derivare solo dal riconoscersi uomo tra gli uomini, l’autore invita a «Pensare… per decidere il verso da dare alla vita» e ancora a «Sdegnare le angustie, … considerare, tranquillo, le nostalgie che, silenti, ti appartengono».
La riflessione sul tempo, sui compagni d’avventura, sui sentimenti è piena di passione, e tuttavia rimane sempre lucida ed onesta: lascia trasparire la consapevolezza dell’impegno necessario per arrivare ad una valutazione completamente positiva del vivere sulla terra, come a dire che ci vuole coraggio per superare «fugaci e terribili dolori… l’ansimare inascoltato / della morte». Il punto di approdo ha infine l’aspetto rassicurante e la luce della serenità: la vita merita di essere vissuta, «… vita strana… irrefrenabile, ma pregnante d’equilibrio»..
È nelle piccole cose, nei momenti fatti di concretezza più che di riflessione astratta che si può scoprire il valore della vita: al termine del percorso
(di esperienza, di osservazione, di condivisione) ciò che si trova è un senso di pace. Un «sollievo dell’ombra», la «comprensione pacata», la «gratitudine per la sete spenta» sono elementi che rimandano alla serenità conquistata alla fine di un viaggio: l’uomo che ha compreso l’essenza del tutto può dire di aver trovato l’eterno; la «lucida certezza di esser stato vissuto e capito» rende il dolore naturale più discreto e l’umiltà (contestualmente alla intensa profondità) della conoscenza è il valore che permette di superare la dimensione individuale per giungere a quella universale. Sentimenti mutevoli e contrastanti animano le pagine della raccolta: l’entusiasmo, il vitalismo, l’amore per la vita, e d’altra parte il disagio della malinconia, il dolore del distacco, la riluttanza a riconoscere il limite, la nostalgia per un tempo
che non c’è più. Eppure, Morpurgo riconosce nella vita «fitta e grata» un dono grande: in questo senso l’uomo ha il dovere di non abbandonarsi alla depressione, che si configura per l’autore come indifferenza alla percezione. E se dall’esperienza personale può nascere un’indicazione di condotta per gli uomini, finalizzata al semplice ma complesso «viver bene», questa consiste nel rispettare le emozioni «assaporate con coscienza» all’interno dell’irrefrenabile ciclo vitale, nell’accettare non passivamente ma consapevolmente la coesistenza di dolori ed «emozioni minute e belle»; nel gestire al meglio «la tempra dell’agire», che significa riconoscere la mutabilità del reale e la necessità di adattare il proprio comportamento alle circostanze diverse che la vita presenta. “Gratitudine” è la parola chiave.
(dalla Prefazione di Alessandro Quasimodo)
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