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“Schierate in battaglia, potrebbe succedere che, a scaldarmi il cuore, rimangano soltanto le mie canzoni d’inverno, di un inverno che schiude le porte, tarda ad andarsene, ghiaccia l’azione.” Canzoni d’inverno è un libro che riesce a essere profondo, spirituale, senza mai cadere nella pesantezza o nel rischio di diventare autoreferenziale. Mi piace definirlo come il percorso di un’anima, uno spirito inquieto che ha i voli e le cadute di ogni essere umano, nel quale ognuno di noi può riconoscersi. Le descrizioni minuziose dei brani musicali di ogni genere che aprono i vari capitoli possono essere letti come un vademecum per la nostra umanità sofferta, come una risposta alle nostre domande. La vicenda narrata è tutto sommato una storia qualunque, potrebbe essere quella di ciascuno di noi. Ciò che la rende profonda e intensa è la scrittura, la penna dell’autore, che definire sapiente è riduttivo. Il libro racconta la vita difficile di un giovane che non ha un lavoro stabile, continuamente in bilico tra la ricerca di una vita sentimentale soddisfacente e quella di un lavoro dove le sue capacità vengano messe a frutto. La vita non è generosa con il protagonista, lo pone di fronte a continui rischi e delusioni. Parlando del libro, è difficile non spoilerare, ci proverò usando le parole dell’autore. “Ci sono sogni che durano un po’ di più, ma in realtà non ne conosco tanti che durino a lungo: se rischiano di creare danni soltanto a un uomo si chiamano illusioni; se alle illusioni si aggiunge un’organizzazione sufficientemente sistematica diventano utopie. Fiamme che ardono e si spengono, neve che cade e si scioglie." Non anticipo nulla del finale ma avviso chi leggerà il libro che si troverà davanti un brano dalla scrittura magistrale. Basterebbero le parole dell’ultimo capitolo per definire il romanzo un piccolo capolavoro, al quale auguro il successo: “Ci sono selve incantate di domande a cui vorrei dare una risposta, prima di ricongiungermi al cielo.”
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