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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2021
Con una scrittura magistrale, fatta di netti sostantivi e aggettivi disarmanti, Il cantiere è forse il tassello più compiuto dell’assurda comédie humaine costruita da Onetti: un romanzo attuale a sessant’anni dalla sua pubblicazione, e una porta d’accesso privilegiata all’universo onettiano che, sulla scia maestra di Faulkner e Céline, si fonda su un microcosmo asfissiante e perfetto: Santa María.
Cinque anni dopo esserne stato esiliato con disonore, Larsen fa ritorno a Santa María con un piano ben preciso: intraprendere un serrato quanto patetico corteggiamento di Angélica Inés - la figlia di Petrus, potente signorotto locale -, e al contempo farsi assumere da questi come capo del cantiere navale di sua proprietà. Scoprirà ben presto che il cantiere è solo un cadente involucro al centro di un deserto, dove nulla accade da anni. Un nulla di cui però Larsen, antieroe per eccellenza e personaggio indimenticabile, diventerà l'irreprensibile Direttore Generale, autoproclamandosi sovrano di un regno in decadenza fatto di vecchie carte impolverate e rottami venduti illegalmente per pochi spiccioli. Prefazione Edoardo Albinati.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Larsen, il protagonista, torna a Santa María cinque anni dopo esserne stato bandito per aver gestito un postribolo suscitando un coro di proteste da parte degli abitanti della zona. Deciso a dimostrare di poter condurre una vita onesta e irreprensibile, Larsen s’installa a Puerto Astillero, poco distante da Santa María, e si fa assumere da Jeremías Petrus come direttore del cantiere navale locale creato e gestito dallo stesso Petrus. Nel suo progetto, che prevede di far risorgere il cantiere, c’è anche la conquista di Angelíca Inés, figlia di Petrus, pianificando così di ereditare la fortuna di famiglia e sistemarsi. Il problema è che il cantiere è in totale sfacelo, gru arrugginite, case povere, strade sterrate e fangose, paesaggio desolato. Inoltre non c’è praticamente più traffico navale in zona e gli scambi commerciali sono inesistenti. Dal suo scranno e ufficio di direttore generale dell’azienda Larsen s’illude di risollevarne le sorti e tornare all’antico splendore, ma è una lotta contro i mulini a vento. In realtà vuoi Larsen, vuoi Petrus, sembrano due personaggi intrappolati nelle sabbie mobili: più si dibattono, più si divincolano, più affondano senza scampo. Per quanto Onetti sia assurto all’Olimpo dei più grandi scrittori latino-americani di tutti i tempi (e di sicuro lo è), in questo romanzo c’è un problema sostanziale: per sottolineare l’inanità di questi due personaggi e dei loro sforzi (illusori, senza alcun aggancio con la realtà), l’autore è costretto a descrivere again and again sempre le stesse situazioni e gli stessi ambienti desolati, per cui la narrazione assume un andamento circolare e ossessivamente ripetitivo. Ne nasce un narrare contorto che sarà ben poco digeribile al potenziale lettore. C’è anche un pessimismo di fondo che pervade il tutto e che fa sembrare Schopenhauer, Hartmann, Kierkegaard e altri filosofi campioni del pessimismo come inguaribili ottimisti.
E' un buon libro. Lo stile è molto particolare: un ibrido fra Kafka, Conrad e Camus. Alterna momenti sublimi a passaggi contorti e un po' a vuoto. Il punto forte del romanzo è l'atmosfera che riesce a creare, rarefatta, sospesa, piena di non detti, con un senso di angoscia stemperato dall'ironia. Finale fiacco.
Questo è uno di quei libri talmente tanto perfetti da declamare al capolavoro e alla certezza di un cinque già a pagina dieci. Finirlo supera ogni valutazione, spinge verso lide e picchi di sbalordimento quasi sconosciuti, ma reali se si attraversa questo gioiello.
Recensioni
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