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Martino Bux, terminate le scuole superiori, abbandona il Salento e si trasferisce a Roma, per frequentare l'Università. Ben presto abbandona gli studi, per i quali non nutre alcun interesse, e rompe ogni rapporto con la famiglia. Solo per caso, dopo molti anni, viene a sapere della morte del padre, non provando alcun dolore. E' appassionato, o meglio, ossessionato dalla pornografia e per vivere lavora in locali a luci rosse, nella speranza di incontrare qualche porno diva. Da poco è caduto il muro di Berlino e dall'Est arrivano, in questi locali, donne ungheresi, polacche e russe. Si pagano diecimila lire per vederle ma sono secche o corpulenti, o tossiche allo stato terminale. Lentamente il mondo della pornografia avvolge Martino, come una mosca intrappolata in una ragnatela, al punto tale che Fabiana, venuta a conoscenza della sua ossessione, lo abbandona e Bux alle ragazze in carne e ossa, che potrebbe accarezzare, abbracciare, baciare, fare all'amore, preferisce quelle in "celluloide". Inizia così, secondo me, il suo cammino verso un abisso di degradazione (per un certo tempo farà anche il clochard) e abbrutimento, senza alcun rimpianto, quasi contento della vita che da vent'anni si è scelto e della solitudine a cui si è condannato. In una intervista l'autore dichiara che Martino è come quei bambini che guardano una partita di calcio giocata da adulti. "Sanno di non poterne fare parte e possono solo sognare di farne parte". E' questa la ragione principale del suo candore.
Dopo aver letto Spatriati, che mi è piaciuto, ho provato questo libro precedente. Molto inconsistente, superficiale, senza un vero filo conduttore, se non una pornofilia abbastanza scarnita. Non consigliabile
La storia di Martino Bux è divertentissima, ma al tempo stesso anche cruda e cinica. Mario Desiati, con ironia e brio, ha scritto un romanzo che è un viaggio nel mondo della pornografia “privo di moralismo e morbosità”, anzi candido e pudico. Un romanzo coraggioso per il panorama letterario italiano, completamente insolito, assurdo, stravagante, del tutto fuori dagli schemi e per questo geniale. Intendo geniale e potente in tutti i sensi, non solo per quello che racconta ma per come lo racconta. Bravissimo, Desiati!
Recensioni
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Candore è il diario di un vizio. Non a caso citiamo la sottovalutata pellicola di Ferreri, con cui questo libro condivide il tema principale – la dipendenza dal porno – ma soprattutto l'atmosfera di ludica indifferenza del protagonista, Martino Bux, verso una vita affettiva devastata dall'erotomania. Il vizio è un demone che non assume una forma vampirica o altre varianti orrorifiche. Ha piuttosto le sembianze di un bambino implacabilmente vivace, mosso da una curiosità innocente. Il protagonista, posseduto da questa smania fanciullesca, si precipita nei luoghi meno raccomandabili di Roma, alla ricerca di quella prima pulsione erotica che diede inizio alla sua malattia, come se fosse un bimbo che deve recuperare il gioco perduto. Spinto da questo primitivo impulso, la ricerca di una donna che calzi una giarrettiera come la modella vista in un catalogo da ragazzo, Martino sacrifica una relazione stabile e un buon lavoro, votandosi a un progressivo abbrutimento morale e fisico. Non c’è traccia di rimorso o di ripensamenti. La vita, quella vera, sta tutta nella visione di quel reggicalze. In quell’immagine si è consumata in un colpo tutta la sua esistenza. L'istinto di conservazione non ha più senso. Tanto vale annichilirsi per provare, almeno per un'ultima volta ancora, quello spasimo totalizzante.
Siamo di fronte a un testo che di pornografico ha solamente la rappresentazione della morte dell'Eros. Non troviamo infatti nulla di piccante, Desiati, con uno stile puro e ordinario quanto Martino, ci convince subito della bontà del desiderio fanciullesco del protagonista, negandoci qualunque sussulto scabroso. Traspare invece una giocosa compassione nei confronti del suo Martino, uomo normale che vorrebbe soltanto amare come quella prima indimenticabile volta. Il tema principale è quindi l’inaridimento affettivo di un uomo e il suo impossibile tentativo di rianimarlo con il porno. Il protagonista insegue un desiderio sepolto, quella genuina e candida eccitazione che migliaia di video osceni non possono replicare. Ci vorrebbe l’amore di una donna per ridargli quello slancio vitale in grado di riportarlo sulla retta via, ma tutte si negano, cieche al cospetto della purezza del protagonista, forse spaventate dalla presunta perversione o forse semplicemente frigide. A sorprendere in tal senso è il costante rifiuto opposto a Martino. Nessuna pare realmente interessata al sesso. Il romanzo di Desiati sembra popolato da un’umanità asessuata, molto più preoccupante rispetto alle smanie erotomani di Martino.
Recensione di Matteo Rucco
“Posso guardare?” sono le ultime parole di Martino. Le ripete dal lettino d’ospedale dove giace già più morto che moribondo. Sono rivolte a Luisa e al medico che stanno amoreggiando ai piedi del letto.? Luisa Montieri l’aveva conosciuta al Bluebell, un sordido locale dove era stato assunto come tuttofare, promosso in qualche modo dal rango di cliente a quello di dipendente. Anche Luisa era una dipendente, e Martino se ne era subito innamorato. ?E aveva tentato senza? successo maldestri, im?possibili approcci. Ora, ?dopo anni di permanen?za in America, tornata ?in Italia aveva cercato ?tracce di Martino, e aveva scoperto che era ricoverato in ospedale, incurabile. Martino era arrivato al Bluebell seguendo la sua passione per la pornografia. Quando Marino dalla nativa Puglia arriva a Roma per frequentare l’Università inizia subito a dedicarsi al porno a tempo pieno. (…). Nemmeno la relazione con l’amata Fabiana che sfocia in una vera, seppur breve, convivenza sospende la frequentazione di locali hard. Il proprietario del Bluebell, Mimmo Spadafora è un personaggio possente nella sua miseria morale. E lo stesso si può dire di quello soprannominato “il Magnager” che fornisce le povere ragazze. Nelle sue notti “scure e deragliate” Martino passa poi alla discoteca Animal e poi al 609, “il privé più chiacchierato della città”, ma qui solo come cliente. Proprio qui conosce Parsi, ex-produttore porno che in qualche modo lo prende sotto la sua protezione. Personaggio complesso quello di Parsi ma non completamente riuscito, forse a causa di un eccesso di sentenziosità, di fastidiosi filosofeggiamenti. Nell’economia del romanzo Parsi ha però un ruolo fondamentale, quello di scarrozzare in auto Martino in una allucinata peregrinazione per una tragica Roma notturna. Molto presente, Roma, e molto ben descritta con un approccio in bilico tra il realista, il grottesco e il surreale. Ma arricchita da un inedito tocco straniante. E su questo palcoscenico agisce fino alla conclusiva decadenza, al tracollo finale fisico e mentale il povero Martino ridotto a cercare ospitalità in un dormitorio vendendo ai colleghi di sventura giornaletti porno usati. Vi rimarrà qualche tempo, nel dormitorio, fino al ricovero in ospedale per un’ischemia e alla “battuta” finale citata in apertura. Una battuta nella quale convivono il tragico e il comico. Che sono le due indistricabili componenti che attribuiscono significativo valore al romanzo e rendono il protagonista, un mite, gentile e imprevedibile Candide del porno.
Recensione di Luca Terzolo.
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