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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Il romanzo capolavoro – fino a oggi inedito in Italia – del premio Nobel islandese Halldór Laxness, considerato da molti scrittori d'eccezione come Susan Sontag, Juan Rulfo, Antonia Byatt, Alice Munro e Jonathan Franzen, uno dei più grandi maestri del Novecento.
«Laxness è un faro per la letteratura del Ventesimo secolo, uno scrittore di slendida originalità, arguzia e sentimento» – Alice Munro
«Quando nei momenti difficili della mia vita ho preso in mano uno dei libri di Laxness, fin dalle prime pagine mi ha accolto una voce pura e profonda, rassicurante, forte, magmatica» – Karen Blixen
È il periodo più buio della storia d'Islanda, soggiogata dal regno danese e martoriata dalle carestie, quando un giorno d'estate di fine Seicento il boia del re, su ordine di Copenaghen, porta via l'antica campana di Þingvellir, che da sempre veglia sulle assemblee dell'Alþingi e sulla vita della nazione, e poi viene trovato morto. Comincia così la picaresca avventura del contadino Jón Hreggviðsson, povero diavolo e irriducibile canaglia, zotico e poeta abituato ad affrontare ogni avversità declamando versi arguti e rievocando le gesta dei suoi avi vichinghi, che si ritrova accusato di omicidio. Pedina di una partita fra intrighi politici e ideali più grandi di lui, Jón intreccia la sua sorte a quella dell'amore impossibile tra la bellissima Snæfríður «Sole d'Islanda» e l'erudito Arnas Arnæus: lei ambita figlia di un potente eppure inafferrabile ribelle, con l'indole femminista delle eroine delle saghe, pronta a cadere in disgrazia pur di decidere per se stessa; lui votato alla missione di raccogliere tutti i preziosi manoscritti dell'età antica, preservando la poesia con cui il suo popolo riscatterà l'onore perduto. Il genio narrativo di Laxness racconta l'anima di un Paese e la sua lunga lotta per l'indipendenza attraverso questi tre indomiti, memorabili personaggi, accomunati da un'ostinazione cieca, a un tempo epica e grottesca, che li eleva a grandi eroi tragicomici. Combinando humour e pathos romantico in una vivida ricostruzione storica che a tratti si popola di orchesse e rune magiche e si colora di leggenda, La campana d'Islanda è il romanzo-monumento di una nazione, considerato tra i capolavori della letteratura nordica del Novecento.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il libro è ambientato alla fine del ‘600, periodo di crisi nera per l’Islanda che, sotto il dominio danese, vive un momento di stenti e patimenti. 🔔 La triade protagonista del libro è composta da personaggi così differenti fra essi, sia per il loro temperamento che per la propria condizione sociale: Jón è il classico villico, attaccato alle proprie origini (il quale afferma di discendere da Gunnár - protagonista de “La saga di Gunnár”, edito dalla medesima casa editrice - Iperborea) che conosce a memoria e si trova spesso a recitare le Rimúr di Pontus Anteriori. 🔔 Abbiamo Snæfridúr, la bella figlia del magistrato islandese, che, pur di seguire il proprio istinto, effettuerà scelte che si riveleranno perniciose. 🔔Ultimo protagonista è Arnas Arnæus, colto braccio destro del re danese, incaricato di mettere in salvo le opere islandesi, deturpate dall’incuria del popolo norreno. 🔔 Le storie dei tre protagonisti si intrecciano nell’arco temporale, facendone risaltare i tre divertenti background culturali, che ancora oggi rappresentano il retroterra culturale dei ceti sociali islandesi. 🔔 Se fino a qualche mese fa avevo in mente di fare un viaggetto in questa bellissima nazione, dopo aver letto “La campana d’Islanda” ho una voglia matta di fare tappa nella fredda nazione norrena; l’ambientazione dell’opera è descritta in una maniera così vivida che è impossibile non rimanerne affascinati.
Il sole d'Islanda si vede poco; è molto più presente in qualità di soprannome a Snæfríður, nobildonna dalle fattezze elfiche che assieme a un picaro e a un erudito regio commissarius nonché assessor consistorii et professor antiquitatum danicarum, anima - fra magia, leggenda, dèi pagani e cristiani - una storia di amori, di travagli e di politica nell'Islanda fine Seicento, tiranneggiata e asfissiata dai dominatori danesi. Qualche bella suggestione, interessante il confronto fra i due popoli, ma la trama si abbozzola troppo su se stessa per cui ho trovato, a conti fatti, 'La campana d'Islanda' meno appassionante, incisiva ed efficace di 'Gente indipendente'; ci vuole un po' più di pazienza e lascia meno. «Cavalcarono a ovest delle Mýrar, poi lungo la penisola dello Snæfell e attraverso la brughiera di Fróðàrheið fino a Ólafsvík.» Ecco, deve piacere questa roba qui...
Mi piace l'ambientazione così caratteristica. Anche lo stile è piuttosto unico.
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