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Secondo capitolo della saga della poliziotta Camilla. Se si ha l’onestà intellettuale di restare nel campo del giallo, senza accampare altisonanti definizioni di “Romanzo di genere che diventa affresco di società, etc etc” (cosa che riguarda ben altri autori), ci troviamo di fronte a un libro discreto, in cui ben si miscelano le descrizioni della bassa ferrarese, la sua classe imprenditoriale e aristocrazia terriera con pregi (pochi) e difetti (tanti), e un bel taglio sulle bassezze e turbamenti d’animo. Forse dalla metà si perde un poco in verosimiglianza, ma la letture alla fine è piacevole e veloce.
Più che la soluzione del giallo, l'ambientazione - la città Ferrara, la Bassa Ferrarese, l'Emilia sono presenti come e più di un personaggio in carne e ossa - o la psicologia dei protagonisti, a Pederiali sembra che importino più gli aspetti pruriginosi e morbosi delle relazioni che si intrecciano nel romanzo. E' comunque un libro scorrevole e non è poco.
Camilla e i vizi apparenti costituisce il mio approccio a Pederiali. Romanzo breve, contenuto nei fatti, stringato nelle descrizioni. Lodevole per la sintesi, meno per la carenza di spessore riscontrata nei personaggi. Trama non banale, scorrevole, di facile lettura, ma prevedibile. Se tale prevedibilità fosse stata supportata da una miglior caratterizzazione sessuale dei personaggi principali, essa non avrebbe pesato negativamente sul risultato finale. Avendo studiato a Ferrara, questo romanzo mi ha ricondotto per le strade estensi e fatto, in parte, rivivere sensazioni accantonate in un angolo della mente. Concedo, per questo, la sufficienza ai "Vizi Apparenti" e voto 3. Si può leggere.
Recensioni
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«La figlia, che Camilla ha conosciuto l’estate precedente durante la vacanza a Porto Cervo, non somiglia a Riccardo, sicuro di sé e nato padrone, e non somiglia ad Andrea. Quando Camilla pensa alla famiglia Merighi fatica a inserirvi la figlia, forse perché manca la figura della madre. Difficile vedere Andrea in questo ruolo, colpa dei suoi atteggiamenti da ragazza, l’allegria e la vitalità esibiti come un dovere mondano, e la leggerezza come una filosofia di vita che non contempla la maternità tra i compiti coniugali.»
Il ritorno di Camilla Cagliostri, ispettore della Polizia di Modena, costituisce insieme una conferma e una sorpresa. Una conferma perché Giuseppe Pederiali è un narratore di classe e ha costruito la sua protagonista con tutte le qualità per crearsi un pubblico affezionato e desideroso di seguirla in una lunghissima serie di avventure: Camilla è intelligente e colta quanto basta per muoversi con disinvoltura in qualsiasi ambiente, ma senza essere saccente; è una figlia della sua terra pronta ad apprezzare con golosità prelibatezze non solo gastronomiche ma di varia sensualità; è solidamente ancorata a valori profondi che sa difendere anche con spregiudicatezza.
La sorpresa, in questo nuovo episodio, viene dal tipo di indagine svolta da Camilla, che non è in servizio ma in ferie, quando viene coinvolta da un amico, ricco industriale con problemi familiari, nelle dinamiche conflittuali instauratesi tra la moglie e la figlia di lui, che porteranno a tragiche conseguenze.
«Un thriller che racconta l’inferno più vicino» recita il sottotitolo di Camilla e i vizi apparenti, chiarendo che non si tratta di un poliziesco in senso stretto, ma di un giallo psicologico che si addentra nei lati più oscuri e inconfessabili dei rapporti familiari: Pederiali ha colto puntualmente l’interesse del pubblico per i devastanti effetti della crisi della famiglia contemporanea, interesse fomentato troppo spesso dagli incresciosi delitti di cui si occupa la cronaca nera. Inevitabile quindi lo spunto tratto dalla realtà quotidiana, come appare ad esempio nel personaggio dell’avvocato di grido, onnipresente in televisione, pronto ad approfittare di ogni inghippo burocratico a favore del suo ricco cliente.
Ma anche questa volta Camilla, coniugando intuizione ed istinto, si assicurerà che giustizia sia fatta, sebbene non secondo il protocollo.
A cura di Wuz.it
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