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Camera dei Deputati. Dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri (Mancini) in risposta all'interrogazione del Deputato Brunialti intorno all'eccidio del viaggiatore Gustavo Bianchi ed all'invio di un presidio militare italiano in Assab. Tornata de - Pasquale Stanislao Mancini - copertina
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Camera dei Deputati. Dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri (Mancini) in risposta all'interrogazione del Deputato Brunialti intorno all'eccidio del viaggiatore Gustavo Bianchi ed all'invio di un presidio militare italiano in Assab. Tornata de
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Camera dei Deputati. Dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri (Mancini) in risposta all'interrogazione del Deputato Brunialti intorno all'eccidio del viaggiatore Gustavo Bianchi ed all'invio di un presidio militare italiano in Assab. Tornata de - Pasquale Stanislao Mancini - copertina
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Descrizione


In-8°, pp. 18, brossura editoriale. Ottimo stato. Dichiarazioni parlamentari del grande giurista e statista Pasquale Stanislao Mancini (Castel Baronia, 1817-nella Villa di Capodimonte a Napoli, 1889) sulla morte di Gustavo Biianchi (Ferrara, 1845-Valle del Gualima, Etiopia, 1883). Il Bianchi fu giovanissimo al seguito di Pellegrino Matteucci nella spedizione della Società di esplorazioni commerciali in Africa di Milano sbarcato a Massaua, attraverso il Tigré raggiunse, a Debra Tabor, la corte del Negus Giovanni. Separatosi dal resto della spedizione, si fermò alla corte del Negus, venendo a sapere dal Massaja, che si accingeva al rimpatrio, della prigionia degli esploratori suoi compatrioti Cecchi, Chiarini e Gherà. Penetrato nel paese dei Soddo Galla, nell'aprile 1880 riuscì a incontrare il Cecchi, che aveva riguadagnato la libertà. Tornato in patria nel febbraio 1881, stese la presente e importantissima relazione dei propri viaggi abissini. Nel 1883 organizzò una nuova spedizione in Abissinia con la stessa società e con il concorso del governo, allo scopo di individuare, attraverso la Dancalia, una via di comunicazione tra l'Abissinia settentrionale e l'Assab. Sbarcato a Massaua nel febbraio 1883, dopo una sosta dal negus, nel cui aiuto seguitò a confidare, ripartì da Seket il 10 luglio, trovando la morte per mano dei Danakili tra il 7 e il 9 ottobre in un'imprecisata località della valle del Gualima. La sua tragica fine funse anche da pretesto per la spedizione militare italiana finalizzata all' occupazione di Massaua.
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