Cabot Wright ci riprova

autore molto prolifico e dibattuto, narra, dietro la vicenda dell'indagine di uno scrittore sulla vita di uno stupratore compulsivo, del mondo dell'editoria affrontandone la complessità di alcuni nodi

Divertente. A tratti esilarante. Meravigliosamente scritto; e tradotto. Apprezzato e più volte segnalato da Vidal oltre che amico di Bowles, James Purdy va ben oltre il meritevole interesse che si attaglia al “fenomeno minore”, dal momento che la sua creatività letteraria gira in tondo sull’intero palcoscenico della vita. Una eterogenea individuazione di umanità descritta ed interpretata per il tramite d’una prosa semplice e brillante, arguta e toccante, immediata, diretta e ricca di emozioni. In questo libro la storia d’uno stupratore seriale, viene trascesa da un ordine di speculazioni ciniche e perversamente strumentali, create ad hoc da chi vorrebbe trarne successo e denaro per mezzo del solito sciacallaggio mediatico; giornalisti, scrittori, editori e simili. Entro le principali direttrici del sistema editoriale occidentale, e statunitense in particolare, aleggia sempre il nome meno noto, ma non per questo meno valido di quello tanto acclamato, e che corrisponde all’autore così detto di nicchia, più in ombra, tutt’altro che plateale e che magari, non accettando i compromessi che il mero commercio della letteratura pretende d’imporre, si innesta ai margini d’una qualsiasi forma di visibilità per semplice coerenza etica. Molto spesso, come Purdy, nient’altro che i migliori.

Un bel libro che scorre veloce e che fà riflettere sull' infame industria dei libri.