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Che cos'è la cabbalà? Da quanto emerge in questa bella introduzione di Joseph Dan, l'unica risposta possibile è quella storica. Vi è infatti un grande accumulo di significati collegati a questo termine, che di per sé significa solo "ricezione" e indica dunque ciò che viene recepito dalla tradizione. L'accostamento cabbalà-mistica è invece un artificio euristico degli studiosi moderni (in primis Gershom Sholem), simile a quello sufismo-mistica per l'islam. Anche la connessione con la magia, se può avere un senso in determinati contesti cronologici e storici, non è appropriata a definire questa tradizione nel suo insieme. Non parliamo neppure delle varie accezioni legate al New Age che oggi imperversano nella letteratura divulgativa. Ecco allora che uno dei massimi esperti mondiali in questo campo tenta un'agile presentazione del fenomeno, individuando alcuni elementi ricorrenti che dovrebbero essere sufficienti (ma non esaurienti) a delimitare ciò che si può intendere per cabbalà nel mondo ebraico: la presenza delle dieci Sefirot, l'individuazione nella Shekinà dell'elemento femminile di Dio, la rappresentazione del mondo divino in forma di albero. Per il resto, il volume presenta una classica impostazione cronologica, in cui particolarmente apprezzabile è la scelta di soffermarsi anche sulla cabbalà cristiana (Marsilio Ficino, Pico della Mirandola). Vista la complessità della letteratura cabalista, una presentazione tanto chiara e al tempo stesso non superficiale merita di essere segnalata. Unica perplessità che da esterni, s'intende si può segnalare è la sistematica e non del tutto condivisibile sottovalutazione dell'influenza gnostica nel processo formativo della cabbalà, un ponte culturale a suo tempo messo in luce, pur con gli eccessi che oggi si possono temperare, da Gershom Sholem. Fabrizio Vecoli
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