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C'ero anch'io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l'Italia
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C'ero anch'io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l'Italia - Giovanni Rinaldi - ebook
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C'ero anch'io su quel treno. La vera storia dei bambini che unirono l'Italia
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Descrizione


«I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c’era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. Bambini rimasti soli o con parenti anziani che non avevano la forza e i mezzi per curarsi di loro.» Così scrisse Teresa Noce, dirigente dell’Udi, Unione donne italiane, che fu l’anima del grande sforzo collettivo avviato all’indomani della Seconda guerra mondiale per salvare i piccoli del Sud condannati dalla povertà. Li accolsero famiglie del Centro-Nord, spesso a loro volta povere ma disposte a ospitarli per qualche mese e dividere quel che c’era. Un’incredibile espressione di solidarietà che richiese un intenso lavoro logistico, con il coinvolgimento di medici e insegnanti. E che non fu priva di ostacoli, tra cui la diffidenza della Chiesa timorosa dell’indottrinamento filosovietico, con qualche parroco che avvertiva: «Se andate in Romagna i bimbi li ammazzano, se li mangiano al forno». Giovanni Rinaldi raccoglie queste storie da oltre vent’anni: partendo dalla sua terra, il Tavoliere delle Puglie, ha viaggiato in ogni regione d’Italia parlando con tanti ex bambini dei «treni della felicità». Franco che non aveva mai dormito in un letto pulito. Severino che non era mai andato in vacanza al mare. Dante che non sapeva cosa fosse una brioche. Rosanna che non voleva più togliere l’abito verde ricevuto in regalo, il primo con cui si sentiva bella. Con le loro voci e un’accurata ricostruzione storica disegna un mosaico di testimonianze di prima mano, divertenti e commoventi: il ritratto di un’Italia popolare eppure profondamente nobile.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
320 p.
Reflowable
9788828208167

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Fersand1944
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La migliore introduzione a questo libro è la frase di Miriam Mafai: “Ci sono interi pezzi della storia d’Italia che gli Italiani non conoscono, e sono i pezzi migliori, della solidarietà, dell’amicizia, del sacrificio e l’abbiamo buttati nel dimenticatoio”. Questa è una storia dimenticata, io non la conoscevo, perché forse è una storia di comunisti e di donne, quando fra la gente comune il comunismo era sentito come solidarietà e partecipazione, qualità oggi totalmente perse indipendentemente dall’orientamento politico. Può lasciare perplessi lo sradicamento, sia pure temporaneo, di molti bimbi dalle loro famiglie di origine, ma bisogna considerare il contesto dello stato di estrema miseria di certe zone d’Italia dopo la tragedia della guerra, contesto che Giovanni Rinaldi riporta con cura e passione. Non posso riferire dell’immediato dopoguerra, ero appena nato, ma posso ricordare bene che negli anni ’50, a dieci anni dal termine della guerra, le condizioni di bisogno, se non la miseria, erano ancora diffuse e c’erano famiglie numerose che mandavano un loro figlio in Seminario e non per vocazione, per diventare un prete, ma semplicemente per alleggerire la loro situazione di indigenza, così come c’era qualche famiglia che affidava una figlia ad una zia vedova e senza figli per assicurarle una vita meno difficile. Particolarmente commovente è lo scambio di lettere fra le famiglie dei bambini e quelle di coloro che li hanno accolti. Questa dei bambini sul treno è una storia che tutti dovrebbero conoscere, dovrebbe entrare nei libri di scuola, perché la storia importante non è quella di vincitori e sconfitti, di battaglie, di conquiste, ma della sofferenza della gente che le guerre deve subire.

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