C'era una volta l'URSS. Ediz. illustrata

É la storia vera di un viaggio in auto in Unione Sovietica negli anni 50 partendo da Parigi. Partecipanti lo scrittore stesso, un fotografo e le rispettive consorti. Viaggio quasi impensabile per quei tempi, proprio per questo l'ho adorato. Interessante per capire alcuni aspetti dello stile di vita. Arricchito dalle foto, mi sembrava di essere con loro.

Testo scoperto per caso, ce ne si innamora subito. Potrebbe tranquillamente essere la sceneggiatura di un film ma la realtà supera l'immaginazione: un giornalista ed un fotografo di Paris Match, settimanale francese tra i più influenti, accompagnati dalle rispettivi consorti, riescono ad avere le dovute autorizzazioni ad accedere in territorio sovietico. Siamo nel 1956, quindi c'era volontà di distensione e pace: ne esce fuori un viaggio avventuroso, bellissimo, nella Grande Madre Russia dove si incontra un'umanità così diversa, eppure così vicina...Chiaramente accompagnati da un giornalista e la moglie, il viaggio è un insieme di ritratti di diverse persone che popolano la Società sovietica: dalla commessa dei Grandi Magazzini di Mosca, al ferroviere che crede vivamente nella Rivoluzione...Libro brevissimo da bersi tutto d'un fiato.

Lettura piacevole da divorare in poche ore; testo scritto in maniera piuttosto scorrevole, quasi come un diario di viaggio; a volte, le ironie velate dell'autore risultano particolarmente divertenti. Il fedele membro del partito che crede che il comunismo trionferà ovunque e l'URSS durerà un millennio, alla fine viene punito per non aver saputo sorvegliare a dovere i due inviati della rivista Paris-Match - in compagnia delle loro consorti -, che percorrono 13.000 km. per strade precarie, dove era difficile perfino trovare carburante. E' comunque un ritratto di quel mondo che anche i nostri dottrinari, da lontano, dipingevano come il paradiso del proletariato, ma che in realtà era un vero inferno per chi era indotto a viverci. Testimone anche un cittadino francese di origine armena che, nell'illusione di rientrare nella Patria del padre, scopre di essere finito in una prigione dalla quale riuscirà a liberarsi solo dopo diversi anni ed averne scontati un paio nel gulag in Siberia, per aver tentato la fuga. In fondo, niente di nuovo per chi ricorda che Togliatti ha lasciato morire perfino i compagni comunisti italiani, fuggiti dal Fascismo, impedendo loro di rientrare in Italia alla fine della guerra, per non rivelare la vera natura di quel regime totalitario. Insomma, un'utile quanto frettolosa radiografia di un Popolo isolato dal mondo libero e democratico, privato di ogni comodità, dovendo perfino dividere nelle ridotte abitazioni, cucina e servizi igienici con altri estranei. E pensare che sono stati in tanti a credere a quest'inganno; perciò, la lettura è oltremodo utile per mantenere viva la memoria di un tragico periodo storico che perfino personaggi come Sartre avevano fatto fina di ignorare. Sembra quasi un romanzo; e si conclude con un paio di pagine tristi, in cui il collega fotografo, dopo essere stato ferito, durante la rivolta ungherese, non resiste ai ferimenti dei mitra sovietici. Rimane il ricordo di un'avventura vissuta insieme nel lontano 1956...