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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Letto appena uscito. La storia è molto realistica, un intreccio di vite sullo sfondo della guerra in Siria. Un finale inaspettato. Un libro crudo come la vita. Tutti dovremmo leggerlo per capire di più realtà distanti dalla nostra, seppur tutto ciò accada dietro l'angolo.
Recensioni
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Non tornerò più a casa. Anche una volta finita la guerra, questo posto non sarà più casa mia. Dovrò andare altrove, inseguire una guerra nuova, diversa.
Non lo diresti mai che Antep è una cittadina che sorge al confine tra la Turchia e la Siria. È decisamente più ordinata e pulita di quanto si potrebbe pensare, così diversa da quel paesaggio che la circonda. Un mondo di strade polverose e desolate, di tende di rifugiati illuminate dalla luce del crepuscolo, di bambini affamati sporchi di fango e con le mani tra i rifiuti. Ma non è niente in confronto a quanto c’è al di là del confine, in Siria, dove le giornate sono scandite dalle esplosioni, dai colpi di artiglieria e dalle sirene di allarme delle auto.
È in questa terra a metà tra due mondi che arriva Haris Abadi. Iracheno di origine ma cittadino americano, Haris ha vissuto la guerra a Nassiriya, lavorando come interprete per le truppe statunitensi durante i conflitti in Iraq. Pensava di lasciarsi tutto alle spalle, di trasferirsi in Michigan con la sorella e costruirsi una nuova vita, lontana da quella terra violenta e deserta. Ma il passato continua a tormentarlo e Haris sa che quello di cui ha bisogno è una causa da sposare, una nuova guerra da combattere. Per questo torna in Medioriente, deciso a unirsi alle truppe ribelli che si oppongono al regime di Bashar al-Assad.
Superare il confine ed entrare in Siria, però, è più difficile di quanto sembri. I suoi tentativi falliscono uno dopo l’altro, e Haris si ritrova solo, derubato di tutto quello che aveva portato con sé e senza un posto dove rifugiarsi. In suo aiuto arriva Amir, un rifugiato siriano, che gli offre ospitalità e lo accoglie nella sua casa. Qui Haris conosce sua moglie Daphne, e si rende conto che hanno in comune moltissimo: anche lei infatti è intenzionata a oltrepassare il confine per arrivare ad Aleppo, dove viveva prima che un’esplosione distruggesse la sua casa. Tornare là è il solo modo per affrontare il dolore che si porta dentro e per dare una risposta alle tante domande che sono nate dopo la fuga dalla città. Haris e Daphne si ritroveranno uniti dallo stesso desiderio, e sono disposti a tutto pur di vederlo esaudito, ma non sanno che la posta in gioco stavolta è una parte della loro anima.
Quello di Elliot Ackerman è un romanzo forte e quanto mai attuale, scritto da chi sa di cosa sta parlando. L’autore, infatti, ha trascorso diversi anni nell’esercito statunitense, prestando servizio in Iraq e Afghanistan. Ora vive a Istanbul, dove lavora come giornalista freelance. Ha potuto seguire l’evolversi della guerra civile siriana e vedere la crescita dell’ISIS (che nel romanzo è riportato con il suo nome arabo: Daesh), entrato nel conflitto come una terza parte che ha scardinato gli equilibri tra i rivoluzionari dell’esercito di liberazione e il regime di Assad.
La cosa che colpisce di più, in questo libro, è l’abilità di Ackerman di lasciare la guerra sullo sfondo. Perché quello che gli interessa davvero raccontare non sono i conflitti esteriori, ma quelli interiori, quelli che lasciano negli uomini ferite invisibili ancora più difficili da superare. Il risultato è un libro sulla fede, sul bisogno di avere qualcosa in cui credere, ma anche sul senso della perdita e sull’importanza del perdono, della redenzione e delle seconde possibilità.
Recensione di Mauro Ciusani
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