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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Indice
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ammetto di essermi avvicinata a questo romanzo con una certa perplessità, affezionata come sono ai vecchietti e al "barrista" del BarLume, invece l'ho trovato una lettura godibilissima, a tratti irriverente, ma molto, molto divertente. Il racconto giallo si dipana all'interno dell'ambiente dell'opera lirica, nella fattispecie "Tosca" di Puccini, gli aneddoti, veri od inventati, aggiungono un pizzico di pepe alla storia, con l'immancabile sorpresa finale.
Ritengo che la ricerca storica dovrebbe porsi come attività preparatoria, trasparire tra le righe del romanzo con discrezione, lasciarsi intuire … quando invece diventa invadente oltre misura, al punto da interrompere il fluire di una trama già di per sé scarna, finisce per travolgere il risultato finale, spandendo un fastidioso sentore di superfetazione (arma a doppio taglio è la digressione: dovrebbe usarla solo chi la padroneggia con destrezza, e a mio modestissimo avviso, se non sei Javier Marìas, è meglio lasciar perdere, oppure porsi drastici limiti). Non aspettarsi il prototipo del giallo è normale quando si compra un libro di Malvaldi, ma se anche la componente di puro intrattenimento si tramuta in fallace speranza …
Giallo con ambientazione storica. Trama poco appassionante, ben costruita l'ambientazione. Lettura portata a termine con molta fatica
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La rappresentazione della Tosca di Puccini in presenza del Re nel 1901 non è un fatto degno di particolare interesse. La rappresentazione però avviene a Pisa, in un periodo di pulsioni anarchiche e soprattutto in una zona che ospita numerosi anarchici (anche Puccini era sospettato di esserlo). Aggiungete il fatto che sarà presente il Re Vittorio Emanuele III in persona (il predecessore è stato ucciso da poco proprio da un anarchico) e già dovreste immaginare che qualcosa di sicuro accadrà.
Quello che accade (e che non spoilero perché è riportato sul retro di copertina) è che durante la rappresentazione qualcuno che doveva morire per finta invece muore davvero, a causa di un colpo di fucile che doveva essere a salve, ma evidentemente era carico. E questo nonostante un teatro pieno di carabinieri che tengono d’occhio sospetti anarchici e, oltre a difendere l’incolumità del Re, tengono a bada eventuali manifestazioni e moti rivoluzionari.
Chi sarà stato e perché? Si tratta di un gesto dimostrativo degli anarchici (molti anarchici fanno parte della compagnia di cantanti e si annidano anche tra i tecnici del teatro) oppure una causa molto più banale di litigi all’interno della compagnia? Questo ovviamente lo dovete scoprire voi lettori, dopo esservi letteralmente divertiti un mondo a leggere questo breve romanzo giallo con ambientazione storica. (…) In Buchi nella sabbia ha descritto una Pisa di inizio secolo – e il mondo della lirica e dei teatri, con le rivalità tra colleghi, le superstizioni, i malumori, gli intoppi prima di uno spettacolo – in modo davvero magistrale. Sembra di far parte della scena, o meglio, di vederla rappresentata in un teatro, e noi lettori siamo comodamente seduti a uno dei palchi di quel teatro. Aggiungete la forte ironia dell’autore e il suo essere toscano – anzi, pisano – che danno una marcia in più a ciò che scrive. In tutti i suoi libri Malvaldi affianca spiegazioni scientifiche/storiche ineccepibili a battute e momenti di alta ironia, ironia che si scopre già leggendo l’elenco dei personaggi della storia all’inizio del libro. Ad esempio, la vicenda viene raccontata anche dagli occhi di un giornalista de La Stampa (e poeta realmente vissuto, che è fonte del curioso titolo del libro), che “ama il rosso, sia sulle bandiere che nei bicchieri”.
Il libro è ricco di aneddoti e curiosità sul mondo del teatro e dell’opera e sulla stessa Tosca (opera che vanta il maggior numero di incidenti durante le rappresentazioni nei teatri, e quindi perfetta per ambientare l’accaduto) ed è anche uno spaccato degli italiani all’alba del nuovo secolo, con le fazioni politiche e i pregiudizi tra settentrionali e meridionali (fantastici i dialoghi tra il tenente dei carabinieri e il suo capitano). La conoscenza di Malvaldi per il mondo della musica è riassunta dalla presentazione – perfetta – dell’impresario Cantalamessa, “il cui scopo principale è non far litigare i cantanti lirici. Effettivamente, un’impresa.”
Per gli appassionati di gialli, per chi ama il mondo dell’opera o chi ama le ricostruzioni storiche, per chi vuole divertirsi con un libro ricco di ironia, per chi già conosce Malvaldi attraverso gli altri libri o per chi non lo conosce. Insomma, un libro per tutti.
Recensione di Silvia Barra
Come in Odore di chiuso, Malvaldi ci racconta a suo modo un grande personaggio della letteratura italiana: Ernesto Ragazzoni, anarchico poeta amante della bottiglia.
(alcuni) Personaggi in ordine di apparizione:
RUGGERO BALESTRIERI: tenore, nonché anarchico militante. Convinto fautore dell’idea che tutti gli uomini siano uguali, tranne lui.
ERNESTO RAGAZZONI: giornalista de La Stampa, poeta, esperto di musica e di arte. Ama il rosso, sia sulle bandiere che nei bicchieri. Non corre il rischio di essere canonizzato.
GIANFILIPPO PELLEREY: carabiniere, tenente del corpo delle Guardie Reali. Alto di statura e di ideali.
È un “dramma giocoso in tre atti” questo nuovo romanzo di Marco Malvaldi, ma si potrebbe anche definire “melodramma” visto che lo scenario in cui si svolge l’azione è il Teatro Nuovo di Pisa, alla presenza di Sua Eccellenza Vittorio Emanuele III, già principe di Napoli e non ancora Imperatore d’Etiopia.
Siamo nel 1901 e l’opera che sta per essere messa in scena è la Tosca di Giacomo Puccini. La compagnia è la rinomata «Arcadia Nomade», che vanta tra le sue fila il famoso tenore, anarchico militante, Ruggero Balestrieri e coordinata dall’impresario Bartolomeo Cantalamessa. Un’opera molto particolare, Tosca, per i tempi e per la città di Pisa.
Sono gli anni in cui il teatro riveste un importante ruolo di aggregazione sociale e di confronto, anche politico, tra i cittadini di ogni rango. È un’arena in cui le istanze del popolo possono essere portate alla ribalta, sia grazie allo strumento della musica, che diffonde idee e fa sedimentare l’opinione pubblica, sia soprattutto, attraverso le grandi metafore messe in scena dagli audaci librettisti, che in più di una occasione hanno utilizzato le appassionate storie risorgimentali per sollevare le folle. Come Giacomo Puccini, che con Tosca scrive un’opera tutta incentrata sulla critica al potere costituito. Assistere ad una rappresentazione della Tosca a Pisa, a due passi da Carrara, città notoriamente infestata da anarchici di lunga tradizione, è un rischio che il Re d’Italia non può proprio permettersi.
La situazione, alla vigilia della messa in scena, è talmente calda, che il direttore del famoso quotidiano torinese, La stampa decide di inviare in Toscana uno dei suoi migliori cronisti, il poeta Ernesto Ragazzoni, abile con la penna quanto con la bottiglia, anticonformista e ribelle, avvezzo a mostrarsi in occasioni ufficiali con pantofole ai piedi e barba incolta.
Il Regazzoni, che di musica e di costume se ne intende, sa benissimo che nessuna storia d’amore come quella che vede protagonista Tosca e il pittore Cavaradossi può vantare tanti aneddoti stucchevoli ambientati tra le quinte di un teatro. C’è il racconto di plotoni d’esecuzione raffazzonati e impreparati, ci sono cantanti che il pubblico preferirebbe uccidere piuttosto che ascoltare un minuto di più… ma cosa succederebbe se un giorno, in teatro, il tenore venisse ucciso veramente?
Succederebbe che avremmo una bellissima trama per un giallo. Tra anarchici, corazzieri reali, storie d’amore e tradimenti e brillanti intuizioni, prosegue la produzione extra BarLume del talentuoso scrittore di casa Sellerio. Il precedente, Odore di chiuso, si svolgeva nello stesso periodo in un castello della Maremma e aveva come protagonista un personaggio realmente esistito, il maestro della cucina italiana Pellegrino Artusi. Questa volta è il personaggio del poeta Ernesto Regazzoni a riemergere dalle ceneri, tra cantanti e bombaroli, in tutto il suo affascinante mistero. Marco Malvaldi si conferma in questo modo come uno degli scrittori italiani più divertenti e originali. Pieno di movimento, dissacrante della stupidità autoritaria, omaggio all’opera lirica, questo romanzo dipinge una trama criminale con i colori del comico, del malinconico, della satira impegnata, in una fedele ricostruzione storica.
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