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scheda di Coletti, V., L'Indice 1998, n. 7
"Bruges la morta" è l'eterna (ma soprattutto novecentesca e decadente) storia del doppio. Hugues Viane, il protagonista, incapace di superare il lutto per la morte dell'amatissima moglie, segue e corteggia una donna che ne sembra una copia e invece si rivela via via, nei modi e perfino nell'aspetto, molto diversa, volgare e scostante. Solo la morte potrebbe riaffermare la somiglianza della nuova alla precedente compagna, e Hugues non avrà altro modo di recuperare l'immagine perduta che uccidere quella ritrovata. Emanuele Trevi, in una densissima postfazione, ricostruisce la fortuna novecentesca di questo celebre romanzo, da Rilke a Yehoshua passando per il nostro Marino Moretti e specialmente per l'indimenticabile "La donna che visse due volte" di Alfred Hitchcock. Ma anche i precedenti sono non meno straordinari, se è vero che la Bruges dei beghinaggi, città-specchio del lutto e del dolore strisciante, può trovare un modello nella Firenze desolata per la morte di Beatrice nella" Vita Nuova"; e, sempre secondo Trevi, l'innamoramento "per motivi di somiglianza" ha il suo archetipo stilnovistico in quello di Guido Cavalcanti per la Mandetta tolosana. Un breve giallo iperletterario, che un'ottima edizione economica mette a disposizione a oltre cento anni dalla sua prima uscita.
Celebrazione lirica di una città, inquietante allegoria di una condizione umana e culturale, Bruges la morta è un libro che sembra sostare a un crocevia, condensando l'immaginazione di un'intera epoca e lanciando verso il futuro la sua provocazione fantastica. In esso si può riconoscere la stessa atmosfera allucinata di un capolavoro di Hitchcock, La donna che visse due volte.
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