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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2007
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Cosa hanno in comune un prete con manie d'onnipotenza e un ragazzo dedito sin da piccolo alla delinquenza? La storia di questo romanzo si svolge in maniera alternata: da una parte Padre Spartaco, che gestisce un orfanotrofio; dall'altra gli abitanti del Cantiere, uomini dediti al crimine. C'è più solidarietà e umanità tra questi malfattori che nella chiesa di Padre Spartaco. Il romanzo non mi ha convinto: troppo sbrigativo in alcuni passaggi, troppo lento in altri. Non sempre risulta convincente anche la caratterizzazione dei personaggi, così come la trama e la narrazione. Un libro che tutto sommato non trasmette nulla.
Il titolo è stato estratto da una canzone di Vinicio Capossela. Tra l’orfanotrofio dei Cherubini e il Cantiere, luogo infimo e degradato, si trama la storia di Brucia Troia, in una provincia dell’Italia a cavallo degli anni 50-60. Nel brefotrofio domina la figura maestosa ed ieratica di padre Spartaco, un integralista ex missionario in Africa con la fissazione di erigere un colossale monumento alla Vergine, “La Finzione Permanente”, opera dotata di un movimento continuo, un marchingegno di neon, luci psichedeliche, tubi e giochi d’artificio di luminante ed esplosivo impatto visivo. Egli persegue questo delirante progetto per dimostrare di quali fatti era ancora capace la fede. Nel Cantiere s’impatana la vita miseranda di Salvatore scappato dai Cherubini, che troverà i suoi maestri di vita nel vecchio Omero e in Miccina prima e il suo compagno-allievo, nel Pampa, dopo. In queste due realtà agli antipodi l’una quella dell’orfanotrofio, emblema di presunta innocenza e fede e l’altra quella del Cantiere fatta di marginalità e bestiale delinquenza, corrono parallele vite primitive di perdenti e vinti perché già segnati dalla nascita. In questi estremi livelli di vita, i personaggi soccombono al loro infausto destino perchè nessuna redenzione può sollevarli a dignità umana. Il fuoco elemento purificatore non sconfigge il fuoco, come la sacra croce non scaccia il Male. Un romanzo non indulgente verso una società apparentemente opulenta in cui, supinamente, convivono le superstizioni mistiche, i baraccati, i diseredati, gli emarginati non sfiorati dal progresso e dalla “felicità.” Arcangela Cammalleri
altre volte avevo apprezzato Veronesi come autore sicuramente non toccato dal genio, ma di sicuro mestiere. invece questa volta il romanzo é proprio brutto e sconclusionato, come se fosse stato iniziato con un´idea e poi finito in tutt´altro modo, con personaggi appena abbozzati, altri lasciati cadere, misteri accennati e poi non svelati, la risibile storia parallela dei marchingegni di don Spartaco, pagine scritte "in automatico" con i cori dei cherubini a riempire un pó di spazio e cosí via. inoltre mi hanno disturbato - ma puó essere un limite mio - i continui maltrattamenti di gatti. due su cinque giusto perché le prime 60-70 pagine tutto sommato funzionano, poi Veronesi si é annoiato e ha mandato tutto a scatafascio
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