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Da Arancia meccanica ai War Games di John Badham, da Brazil a 28 giorni dopo di Danny Boyle: sono numerosi i titoli di fantascienza realizzati nell'ambito del cinema inglese degli ultimi decenni. Ma il discorso non riguarda soltanto la storia più recente: pensiamo infatti alle avventure e agli esperimenti di un personaggio come il dottor Quatermass, oppure alle strane creature denominate "trifidi" create da John Wyndham, o ancora agli inquietanti piccoli biondi di Il villaggio dei dannati di Wolf Rilla. Senza contare le opere realizzate dalla storica casa di produzione Hammer. È dalla fine degli anni venti, infatti, che sia il cinema popolare sia quello d'autore, in Gran Bretagna, si misurano con le suggestive rappresentazioni legate all'evocazione del futuro.
Come spiega nella premessa al volume Chiara Barbo, "la science fiction inglese - anche ispirata alla grande letteratura fantascientifica - ha sempre avuto molte connotazioni, tanto che il termine 'fantascienza' potrebbe risultare restrittivo, per le numerose dimensioni in cui si è spinta, umane ed extra umane, scientificamente ipotizzabili o appena probabili, ma mai troppo lontane dal nostro immaginabile. Alieni mutanti e affascinanti aliene, vampiri, catastrofi naturali e abissi della mente popolano il cinema di fantascienza britannico di tutti i tempi, un cinema che più che immaginare mondi altri e altrove, ha portato altri mondi e altre vite 'qui', nel nostro mondo, e in particolare in Gran Bretagna, sia questo 'qui' rappresentato da una Londra trasformata, distrutta o spopolata, sia invece una pittoresca, più che mai inquietante campagna inglese. La Gran Bretagna, quindi, come rappresentazione futura ma anche come bersaglio di ansie e accuse presenti, e nel cinema fantastico e fantascientifico inglese, se il paese sembra restare lo stesso, con il passare degli anni cambiano le paure e gli orizzonti futuri".
Il libro, curato da Chiara Barbo, sceneggiatrice e critica cinematografica, insieme a I. Q. Hunter, preside della facoltà di cinema alla University of Leicester, legge dunque la storia della science fiction britannica attraverso una progressione che è insieme cronologica e tematica. Partendo dall'assunto che tale argomento "non è mai stato oggetto di una discussione critica continuativa riguardante i suoi temi distintivi, nonostante abbia prodotto, sia pure in modo intermittente, film fin dall'era del muto, includendo alcuni degli esempi più alti del genere, da La vita futura - Nel 2000 guerra o pace (1936) a Alien (1979)", correndo spesso il rischio di privilegiare poche e fondamentali produzioni d'autore e mettendo in ombra la lunga tradizione di genere. Una mancanza cui Brit Invaders! fa fronte con una ricca filmografia e con acuta limpidezza di analisi.
Umberto Mosca
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