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Breve storia dell'arte moderna - Jean Clair - copertina
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Breve storia dell'arte moderna
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Breve storia dell'arte moderna - Jean Clair - copertina
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Descrizione


Con rara capacità di sintesi Jean Clair offre, in questo breve saggio, una griglia di lettura della storia dell'arte del XX secolo. Al di là delle definizioni - o autodefinizioni - di artisti e movimenti, Jean Clair legge il "secolo breve" in filigrana, come una "concatenazione segreta di incontri e influenze che finisce per scrivere una storia ben diversa da quella ufficiale che ci viene proposta". "Se un osservatore, come sono io, tenta di trovare un denominatore comune nella produzione contemporanea, a tutta prima si trova in grave imbarazzo di fronte alla sua diversità. Ma se poi, tenendo a mente l'orinatoio di Duchamp e la merda d'artista di Manzoni, considera le grandi manifestazioni - a Kassel, al Whitney Museum, o la mostra 'Sensation' a Londra e a Brooklyn - coglie un punto in comune che ne emerge prepotente: non più 'vedere', neppure 'pensare', ma 'sentire'."
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Dettagli

2011
20 aprile 2011
40 p., Brossura
9788857209159

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alida airaghi
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Il critico d'arte francese Jean Clair da anni porta avanti una sua coraggiosa,e soprattutto anticonformista,denuncia del declino e dell'imbarbarimento dell'arte contemporanea: critica che alcuni hanno voluto leggere come reazionaria. In questo breve saggio pubblicato da Skira definisce in primo luogo quali siano i confini cronologici in cui situare l'arte del '900: dal 1905 (fauvisme,protocubismo, espressionismo e astrattismo: cioé tutte le forme di pittura che facevano i conti con la liberazione dell'inconscio e attingevano alla sfera dell'invisibile e dell'immateriale) al 1968, anno in cui una grande rivolta libertaria sancì in tutto il moondo la distruzione delle regole che garantivano una qualche eternità all'opera d'arte. In questo periodo pittura,scultura e architettura si confrontarono più assiduamente con la scienza e la filosofia, nutrendosene e arricchendo il proprio spessore creativo. Da allora, si è iniziato a snobbare la norma,la tradizione,l'insegnamento,la tecnica e la manualità: oggi tutto diviene arte,ogni gesto si autoproclama artistico. Clair oppone a questo "totalitarismo degli imbecilli" il ritorno alla creazione delle forme rispetto alla "produzione di immagini", secondo cui "il cosiddetto artista dovrà sorbirsi corsi di strategia,di marketing..ma non riceverà nessuna formazione specifica nel suo mestiere né nelle tecniche per praticarlo." Si salvano da questa mercificazone desolante solo pittori come Lucien Freud, Balthus,Szafran,Zoran Music, molto e giustamente amati dal pubblico (nota per l'editore: Music è morto nel 2005!).Artisti che nascono nel solco di una tradizione e di una temperie culturale,che sanno sfruttare e far fruttificare. E' necessario che oggi si abbia l'umiltà di tornare a studiare, ripercorrendo la storia dell'arte dalle origini, per non soccombere a quell'estetica del disgusto che sembra aver preso il posto dell'estetica del gusto,dominante dal 1750 al 1970.

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Jean Clair

Ha fondato i «Cahiers du Musée National d’Art Moderne» ed è stato direttore, dal 1990 al 2005, del Musée Picasso. Curatore di mostre e autore di studi su Duchamp, Bonnard, Delvaux, Cartier-Bresson e altri, collabora con riviste francesi e italiane («Nuovi Argomenti», «F.M.R.», «Il Giornale dell’arte»). Fra i suoi ultimi libri tradotti, Balthus (Bompiani, 2001), Marcel Duchamp (Abscondita, 2003), Critica della modernità (Allemandi, 2003), De immundo (Abscondita, 2005).

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