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Anno edizione: 2013
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scheda di Cresto-Dina, P., L'Indice 1991, n. 3
Non si insisterà mai abbastanza sul rilievo del contributo di Arnold Schönberg nella storia della ricezione brahmsiana. Il suo saggio "Brahms il progressivo", scritto nel 1933 e rielaborato per la versione inglese del 1950, analizzando i principi della sintassi musicale in alcuni lavori del compositore, individuava nell'irregolarità metrica una componente fondamentale dell'organizzazione strutturale. L'antitesi tra l'"accademico" Brahms e l'"innovatore" Wagner, già priva di significato per una generazione di musicisti che, come Mahler, Strauss, Reger, erano di fatto cresciuti sotto l'influenza di entrambi i maestri, perdeva ora ogni ragion d'essere anche sul piano critico ed estetico. Schönberg restituiva a Brahms la paternità storica di una "prosa musicale" moderna basata sui procedimenti della variazione motivica, senza i quali lo stesso metodo della composizione dodecafonica sarebbe risultato inconcepibile. Sulla scia di una tale impostazione analitica si colloca il brillante saggio di Schmidt. Lo studio intende sottrarsi all'orientamento prevalentemente biografico che caratterizza la maggior parte delle monografie su Brahms, per tentare un'indagine sistematica dei principi costruttivi che presiedono alla creazione musicale. È vero che un'importante sezione del volume è dedicata alla posizione del compositore nel contesto politico-sociale. E qui veniamo a conoscenza di un Brahms attento amministratore delle proprie finanze, un Brahms che, benestante a partire dalla metà della sua vita, aderiva ai valori etici prevalenti nel suo tempo, sentiva il vincolo morale del principio borghese di prestazione e manifestava con orgoglio la propria capacità lavorativa. Tuttavia sono senz'altro i densi capitoli centrali, dedicati ai problemi dell'organizzazione formale, quelli in cui è lecito riconoscere i tratti più interessanti del saggio. Assumendo gli schemi formali della tradizione e opponendosi con impegno al declino dell'armonia nel suo ruolo di portatrice di forma, Brahms perseguiva un ideale di coesione che non escludeva la varietà e la sottigliezza dei procedimenti costruttivi. Schmidt rileva come la stessa tecnica della variazione motivica generasse un livello aggiuntivo di conferimento della forma, poggiante sull'intreccio delle relazioni motivico-tematiche. Coesione, dunque, come garanzia di intelligibilità, pur nella varietà della conformazione e nella ricchezza delle relazioni. E ancora Schönberg ad affermare: "La grande arte deve esprimersi in maniera precisa e concisa. Essa presuppone la mente attenta di un ascoltatore istruito, capace di cogliere, con un solo atto del pensiero, tanto i singoli concetti quanto tutte le relazioni della totalità".
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