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Se fra l'11 e il 12 giugno 1940 Torino fu la prima vittima dei bombardamenti inglesi, Napoli, Taranto e Messina risultarono le città più colpite nella penisola durante l'intera guerra, con drammatici bilanci in termini di perdite umane (fermo restando che in Germania e Giappone gli esiti furono di gran lunga peggiori). Secondo quanto sostenuto dagli autori di questa brillante ricostruzione, i bombardamenti, che spesso partivano dalle basi di Malta e non incontravano troppi ostacoli fra le disorganizzate difese italiane, nell'intento di ottemperare al più che condivisibile imperativo della full victory auspicata da inglesi e americani, finirono per avere carattere terroristico, talvolta anche contro la volontà stessa degli Alleati. Da considerare con attenzione il paragrafo Il bombardamento di precisione: un mito americano, dove, dati alla mano, si nega la possibilità stessa della cosiddetta "guerra chirurgica". Per non parlare delle bombe a frammentazione, che il 17 febbraio 1943, a Gonnosfanadiga (Cagliari), uccisero oltre cento persone su cinquemila, a causa di un errore dei piloti americani; o delle 9.125 bombe sganciate su Roma in quattro ore, il 19 luglio dello stesso anno, con esiti catastrofici, anche se questo accelerò la caduta del fascismo. Nel frattempo, le autorità municipali si industriavano, spesso inutilmente, a proteggere non solo i cittadini, ma anche i tesori artistici della nazione martoriata. Molte sono le testimonianze dirette su quei terribili anni raccolte dagli autori ai quattro angoli dell'Italia: la medicina necessaria per sconfiggere il nazifascismo non venne forse somministrata nelle giuste dosi. Daniele Rocca
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