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Saggista e giornalista, corrispondente del New York Observer e commentatore in programmi radiofonici e televisivi, Joe Conason ci introduce nel cuore della vita politica americana con un saggio polemico e graffiante, che negli Stati Uniti ha fatto molto discutere. La tesi su cui si basa è tanto chiara e diretta quanto sconcertante: secondo Conason l'amministrazione Bush ha usato e usa la menzogna come arma di manipolazione di massa. L'autore sottolinea come il governo repubblicano alimenti deliberatamente una propaganda tendenziosa, con l'intenzione di fornire un'immagine falsa del proprio operato e degli avversari democratici. Grazie alle potenti lobby dei petrolieri e degli industriali, questa informazione, distorta e lontana dalla realtà, ha monopolizzato gran parte dei media, condizionando fortemente l'opinione pubblica. Ma come è possibile fondare il governo di un paese sulla menzogna? Quali conseguenze possono scaturire da un bluff di tale portata? Quale credibilità può vantare una democrazia incline alla bugia? Nella sua analisi Conason si ripropone di demolire uno a uno i "cavalli di battaglia" dei repubblicani, a partire da quella che a suo parere è la falsità più grande: presentare il presidente Bush come una quintessenza dell'americano medio, un ordinary people vicino ai problemi e alle necessità dell'uomo comune. Riprendendo gli slogan diffusi dal partito al governo, l'autore li contesta nel dettaglio svelando i reali e scomodi retroscena dell'amministrazione Bush. Tra questi: statistiche economiche o razziali inventate, il fatto di proclamarsi paladini dei lavoratori, cercando di eliminare il salario minimo e la retribuzione degli straordinari; tentativi di togliere l'assistenza sanitaria ai poveri o di tagliare i corsi di formazione, spacciando per "incentivi economici" i finanziamenti verso colossi come General Electric o la famigerata Enron.
Acuto e pungente, Big lies è un libro denuncia di grande impatto, basato su un'analisi critica documentata e ricca di riferimenti a fatti, dati e cifre.
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