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Megan Hoyt e Iacopo Bruno ci raccontano la storia esemplare di un ciclista amato da tutti, un uomo umile e generoso, un campione che in silenzio si è battuto per i diritti umani.
Certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca.
Gino Bartali è per tutti l'indiscussa leggenda del ciclismo che ha conquistato un trofeo dopo l'altro. Nel 1938 vinse il Tour de France e il suo volto apparve sulle prime pagine di molti giornali internazionali. Ma l'anno successivo, lo scoppio della guerra cambiò ogni cosa. Idee strane e terribili circolavano in Europa, gli eserciti avanzavano ovunque e i carri armati attraversavano le strade della sua amata Firenze. Da campione qual era, lui non rimase fermo a guardare. Agli occhi del mondo Gino Bartali fu un ciclista insuperabile. In verità, il suo più grande successo fu un altro e non lo rivelò a nessuno. Solo molto più tardi, infatti, si scoprì che aveva collaborato con la Resistenza e salvato centinaia di bambini, donne e uomini ebrei perseguitati. E ci riuscì grazie alla sua bicicletta, naturalmente. Per questo nel 2013 gli è stato attribuito dallo Stato di Israele il titolo di Giusto tra le nazioni.
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