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Anno edizione: 2016
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Toccante e profondo
Il 21 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Poesia e nel libro "Bianca da morire" la poesia è così prepotentemente presente da inchiodare il lettore davanti a parole che non fanno sconti. Le lettere si susseguono graffiando, fino a fare sanguinare, il concetto su cui, almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha detto la sua: l'Amore. L'amore degli altri. L'amore per se stessi. L'amore mancato e quello mancante. Una poetica ammaliante, seducente, essenziale, a tratti pungente, ma sempre perfetta. Una trivellazione all'interno del sentimento più abusato, alla ricerca di una ragione che spinge a ottenere - a tutti i costi - ciò che si vuole. L'amore chiama amore, il tutto sta in come si risponde a questa chiamata. La sua fame corrode dentro a ogni età, ma soprattutto a 16 anni. E alla fine ci si trova a cercarlo in maniera disperata, senza accorgersi che ci sta accanto, magari in una forma diversa da quella che si immagina. O che ci sta addosso, riconoscibile in un tratto somatico impercettibile ai più. Ed ecco la strumentalizzazione dell'altro, usato come uno specchio per ammirare l'immagine che si vuole vedere e che ci si costruisce sulla base di sogni e ideali. Nessuno è senza colpa, nemmeno l'ambiente in cui viviamo, fatto di mura, strade e persone. E se cercare un getto d'aria calda, sufficiente a scongelare un cuore imprigionato in una gabbia di ghiaccio, portasse pensieri in origine puri a comportamenti concludenti avversi? E se la bianca purezza, da mantenere al di là di ogni ragionevole dubbio, cedesse il passo al nero vortice di sentimenti che scavano rabbiosi dentro l'animo umano? Leggendo questo libro si assiste all'esplosione di un sogno e allo sfondamento della superficialità a opera della sete d'amore. Si viene investiti da una polvere di stelle che ha la fattezza di schegge nel cuore e che Elena Mearini scandaglia con una profondità disarmante, strizzando l'occhio a una modalità poetica impeccabile.
Recensioni
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Elena Mearini scrive ogni singola frase con la stessa terribile forza e la stessa fantasia visionaria di un eroe che si batta, da solo, per salvare il mondo. Raul Montanari
Un romanzo cupo e affascinante che restituisce la viva voce di un'adolescente ferita a morte nell'anima dalla ferocia di un mondo senza speranze.
Nonna diceva che somiglio a Greta Garbo. Lei vedeva le spine di una rosa nei miei capricci d’infanzia, la ruota di un pavone nelle mie giravolte sopra i sassi, le cinque punte di una stella nelle mie dita sporche di marmellata. Nata per sedurre il mondo, a cinque anni già si sbrana il cielo. Parlava così, mentre io leccavo via la costellazione delle ciliegie dai polpastrelli. Riusciva a capirmi, lei. Intuiva il seme acerbo della mia ambizione e lo annaffiava senza vederlo, certa che prima o poi sarebbe spuntato il frutto.
Bianca è una goccia di sangue sul candore delle lenzuola. La sua pelle ha il colore della luna piena, riflette luce di latte, il suo corpo è carne fresca e granitica che assoggetta ogni sguardo. Ha solo sedici anni Bianca, mentre sbatte le anche tra i banchi, mentre espone le sue curve allo sguardo famelico di ragazzini eccitati. Ha sedici anni Bianca, mentre cammina in una Milano alle soglie di Expo, città-cantiere che muove i suoi bracci meccanici per strappare il cuore a interi quartieri, per arrampicarsi verso la vertigine del cielo.
Nel quartiere di Isola vive la sua famiglia: la madre, casalinga affidata alle mani di Dio, passa le giornate a sgranare un rosario, ad abbassare gli occhi e curvare la schiena. Senza ambizioni nella vita e sogni ad alimentarla, vive all’ombra del marito e del figlio, mettendosi da parte e pretendendo lo stesso atteggiamento da Bianca. Priva dei colori del mondo, che l’assenza di sentimenti le ha portato via, vive nel coma profondo della sua coscienza, desiderando dalla figlia muta ubbidienza e un silenzioso posto di lavoro come commessa di calzature. Il padre, camionista che riempie i silenzi delle cene masticando a bocca aperta, dedica ogni suo risparmio al figlio prediletto, Valerio, aspirante calciatore. Valerio, la stella di casa. Valerio che presto avrà un posto sopra ogni copertina, in ogni schermo televisivo, il figlio promessa, orgoglio di tante fatiche, contenitore vuoto delle frustrazioni e dei sogni repressi di un padre infelice e inetto.
Bianca non ha molto spazio in questa famiglia. Il suo candore di luna si trasforma in neve di fango nel petto, l’affetto dei suoi genitori non l’ha mai scaldata perché sono sempre stati assorti a effondere i loro sguardi su Valerio, la promessa della famiglia. Nonostante l’aridità che l’ha circondata, la stima e l’amore di cui è stata privata, lei, figlia femmina, buona solo ad apparecchiare la tavola, è cresciuta con un sogno che ha messo le radici in tutto il suo corpo. Un sogno e una bestia, che è cresciuta nel suo ventre e l’ha divorata giorno dopo giorno. Bianca vuole diventare una star del cinema, vuole sublimarsi in oggetto d’invidia femminile, in carne saporita per fauci virili. Vuole salire sul palco e urlare il suo monologo a tutti quegli sguardi invidiosi e asserviti a tanto splendore:
L’ho amato fino a staccarmi le costole. Le lanciavo in aria una dopo l’altra, lui con un salto le afferrava tra i denti. Le mie ossa gli facevano da pranzo, cena e sogno. Ero felice di saperlo sazio del mio torace, pieno del mio respiro. Io, bambina con la sola voglia di darsi tutta in pasto al lupo.
La bestia, dentro il suo cuore, l’ha cresciuta, l’ha leccata e, un giorno, l’ha divorata. Non si sa se sia nata prima la bestia o prima quel corpo attraente che Bianca usa come un’arma, un mezzo di distruzione, pur di accaparrarsi ciò che le spetta di diritto: la luce della sua stella, il posto nella sua famiglia e nel mondo, al di là dello schermo. Uno schermo in cui essere ammirata, glorificata, e che mai le permetterà di morire come tutti gli altri, dentro e fuori, come sua madre.
La bestia l’ha svezzata a latte e bile, e Bianca è cresciuta masticata e rigurgitata. La bestia è la sua ambizione che l’ha portata a compiere il gesto più estremo pur di arrivare a partorire i propri sogni, le proprie frustrazioni indotte dal mondo malato che la circonda.
Fino a che punto un corpo può essere mostrato, imprestato e sezionato in una macelleria virtuale? Fino a che punto questo mondo può tormentare i nostri sogni spingendoci a vendere la nostra visibilità a prezzi stracciati? Bianca era pulita e santa e, ancora bambina, è affogata in un mondo che le ha chiesto il salario della visibilità. Ma la tenebra nel suo cuore ha finito per divorarla:
In questo mondo di buoni, se sei innocuo non esisti. Diventi poco interessante, fai tutto come si deve e non fornisci la scusa necessaria agli altri per sentirsi migliori di te. Devi sbagliare, cadere nell’errore e nel difetto, sporcarti col crimine e il peccato, così la gente ti si mette a fianco certa di vincere al paragone. Loro puliti e profumati, tu sudicio e perdente.
Elena Mearini getta Bianca nelle nostre coscienze e ci costringe a prendercene cura. Il suo candore s’impossessa di noi e ci intacca con la crudezza del suo linguaggio. La Mearini ci parla di un mondo che scorre troppo velocemente davanti ai nostri occhi, un mondo fatto di solitudini e di connessioni sociali al contempo, fatto di vetrine in cui buttiamo al macello le nostre vite, le nostre carni, le nostre esistenze ridotte a pochi caratteri. Incatenati da collegamenti inumani, non sappiamo più vivere nella solitudine perché la testimonianza della nostra esistenza deve per forza passare attraverso uno schermo. Nel delirium tremens della paura del fallimento, ci facciamo divorare dalle nostre bestie, pur di risolvere le ambizioni frustrate imposte da questa società-schermo. Fino a commettere, sempre più storditi dalla narcosi dell’egocentrismo, gesti estremi e scioccanti.
Uno scorcio di presente raccontato con la piena coscienza di una generazione nata perduta, un linguaggio che lecca i coaguli del disagio dei giovani e lo fa attraverso un’adolescente accecata dalla malvagità, vittima sacrificale a cui viene strappata l’innocenza. Come una goccia di sangue sul candore delle lenzuola.
A cura di Wuz.it
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