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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Finalista Premio Napoli 2020, sezione Saggistica
Tra gli orrori di cui la storia del Novecento è stata prodiga, pochi sono paragonabili alla condizione dei besprizornye, come venivano chiamati nella Russia postrivoluzionaria gli innumerevoli bambini e ragazzini rimasti orfani in seguito alla guerra, alla guerra civile o alla carestia. Stimati tra i sei e i sette milioni nel 1922, sporchi, vestiti di stracci, vagavano da soli o in gruppi per le città e le campagne in cerca di cibo, spostandosi nel paese aggrappati alle balestre sotto i vagoni dei treni, trovando riparo dal gelo negli scantinati delle stazioni o dentro i cassonetti, spinti dalla fame a un crescendo di aggressività e violenza che arrivava fino al cannibalismo. Né potevano offrire un’alternativa a quella vita gli orfanotrofi pubblici: strutture, in tutto simili ai lager dove bambini scheletrici giacevano ammassati in condizioni spaventose. E se negli anni Venti il problema viene studiato sul piano sociale, politico, giudiziario, psicologico ed educativo, in seguito saranno imposti il silenzio e la censura da parte di uno Stato che non può certo ammettere un simile sfacelo nel "paradiso" della società sovietica. Negli ultimi trent'anni il fenomeno è tornato oggetto di analisi e rigorose ricerche storiche. Ma solo Luciano Mecacci è riuscito, grazie a testimonianze dirette e documenti dell'epoca spesso trascurati, a offrirne una ricostruzione completa anche dall'interno, calandosi – e calandoci – nell'abisso umano dei protagonisti di vicende che possono sembrare, oggi, semplicemente inverosimili.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un bel saggio che tratta un tema molto delicato, quello dei bambini cresciuti per strada in Russia. Un fenomeno che ha caratterizzato la Russia già dall'800, acuito dalle guerre e dalle carestie. Un fenomeno peculiare e che va conosciuto, studiato per evitare che ancora oggi ci siano bambini che subiscano la stessa sorte.
Libro davvero interessante, un bel pugno nello stomaco. Documentato e chiaro, toccante, struggente. Peccato che, se volessi approfondire l'argomento personalmente, molti dei libri citati nelle note siano introvabili. Ma a parte questo, vale assolutamente la pena leggerlo, soprattutto per avere una prospettiva più ampia e profonda del periodo sovietico.
Uno studio accurato su un tema poco conosciuto, non c'è dubbio. Ma il proposito di indagare in primo luogo l'aspetto psicologico trascura la ricostruzione storica e in qualche modo depotenzia la trattazione, che diventa troppo spesso una semplice lettura di brani tratti dalla narrativa dell'epoca. Va da sé che le numerose note a margine risultino più interessanti del solito, ma chi è in grado di recuperare l'importante documentazione sovietica del tempo per approfondire il tema ?!
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