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recensione di Nigro Covre, J., L'Indice 1998, n. 8
Non si tratta propriamente del ritratto di una città scomparsa e parzialmente riemersa. Attraverso le testimonianze di scrittori, artisti, intellettuali, qui si condensano in immagine i luoghi di una "Erlebnis", di un'esperienza rivissuta anche nelle pieghe più recondite di un febbrile momento culturale. La profonda conoscenza della cultura letteraria dell'espressionismo, già altrove intrecciata dagli autori a incursioni nel territorio delle arti e dello spettacolo, si coniuga in questo libro a una scintillante ricostruzione d'ambiente, sorretta da un rigoroso apparato filologico. Dalle strutture espositive allo scenario del dramma politico, fino ai luoghi di svago e di incontro (gustosissima la ricostruzione della vita nei caffè), emerge a tutto tondo quel polo metropolitano in cui si condensano tutte le istanze provenienti anche da centri periferici. Oltre che per il taglio interdisciplinare e la ricchezza di materiali, la lettura si fa avvincente per l'interesse sociologico e politico, che non soffoca ma evidenzia nella sua specificità la produzione artistica e letteraria, moltiplicandone le possibili letture a diversi livelli, in un percorso scandito da tagli tematici. Il presupposto teorico è la lettura della rivolta antiborghese degli espressionisti come atteggiamento "etico-civile", unitario pur nella duplice polarità ideologica e stilistica. Va anche segnalata positivamente l'intenzione di cogliere i nessi che la cultura attuale, e non solo tedesca, ancora intrattiene con i presupposti dell'avanguardia, di cui si sviscerano - senza i numerosi, troppi sensi di colpa emersi in studi anche recenti - le contraddizioni e le ambiguità insieme alle sollecitazioni problematiche, come fermenti attivi ancora oggi, tanto nella produzione culturale quanto nella vita dello scenario urbano. Tutto questo appare già chiaro nel capitolo di apertura sul "contesto espressionista", concluso significativamente da Paolo Chiarini indicando un ponte tra la "tradizione" e quel "postmoderno" che, paradossalmente, "c'è sempre stato". E si riconferma nel lapidario epilogo, dove Antonella Gargano riporta in luce un ironico pamphlet di Herwarth Walden sulla metropoli, pubblicato nel 1923 sulla sua rivista "Der Sturm", in un'atmosfera espressionista in crisi e tuttavia protesa verso il futuro, in cui ci si augura la nascita degli "Stati Uniti d'Europa": "Non solo per Berlino - ma per l'Europa". Per le belle traduzioni, per l'apparato iconografico, per le finestre aperte sulla vita e sul quotidiano, sul teatro, sulla scenografia e sul cinema ormai affiancato alle altre arti, sulla scena urbanistica, fino all'ultimo capitolo in cui è delineata l'utopia del "Gesamtkunstwerk "degli architetti espressionisti, Antonella Gargano affianca alle ricche fonti, apparse in precedenti testi di Paolo Chiarini, una messe di documenti e di letture critiche.
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