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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2010
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Bel volume su Berlino. Sarà perché ci son stato pochi anni fa e mi è piaciuta moltissimo, questo libro me l'ha fatta ricordare con ancor più voglia di tornarci.
Recensioni
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"Nella letteratura moderna e soprattutto in quella contemporanea, la città non è più lo scenario della narrazione, ma diviene essa stessa una forma epica, si identifica con la struttura e col ritmo del romanzo, con la sintassi sconvolta della realtà e della storia" scrive Claudio Magris, dialogando con Pamuk sul "Corriere della Sera"(12 novembre 2009).
È sicuramente il caso di Berlin di Eraldo Affinati e della sua particolare struttura. Tra il Prologo e l'Epilogo vi sono 7 capitoli, ognuno dei quali reca nel titolo il nome di un giorno della settimana e di un pronome personale, dalla cui prospettiva si snoda la narrazione. Ognuna di queste giornate-capitolo è strutturata in 24 frammenti, lunghi poco più di una pagina, corrispondenti alle 24 ore di una giornata. Ciascuno dei 7 giorni si conclude alla Gemäldegalerie di fronte a un dipinto italiano. La rievocazione di abitanti illustri o sconosciuti della capitale tedesca, che siano scrittori di ieri o addetti alla metropolitana di origine turca di oggi, accanto a quella di famosi monumenti o angoli abbandonati della città che ne denunciano le cicatrici, è espressa attraverso una prosa dai ricorrenti tratti lirici.
Dal punto di vista narratologico l'opera di Affinati, dotata di indice dei nomi e bibliografia di riferimento, è un significativo esempio di quello che Alberto Casadei ed Emanuele Zinato chiamano rispettivamente "narrativa saggistica" e "saggismo narrativo", tendenza della narrativa italiana a partire dagli anni novanta e segno, in ambito letterario, del superamento del postmodernismo. Già a proposito di Danubio di Magris Massimo Onofri parlò di "saggismo immaginativo", registrando l'emergere di questa nuova tendenza. Berlin di Affinati è in un rapporto di diretta continuità con le precedenti opere dedicate alla Germania, Campo del sangue del 1997, Un teologo contro Hitler. Sulle tracce di Dietrich Bonhoeffer del 2002 e Compagni segreti del 2006, il cui capitolo Mastro di Germania, con il suo titolo stilizzato, è un chiaro richiamo intertestuale alla poesia Todesfuge di Paul Celan.
Eraldo Affinati, scrittore e insegnante di italiano di ragazzi immigrati che aiuta così concretamente a integrarsi nella nostra società (cfr. La città dei ragazzi del 2008), è nipote di un partigiano comunista ucciso dai nazifascisti e di una donna sfuggita per un soffio alla deportazione ad Auschwitz. Riflettendo sul fatto di essere nato solo grazie a questa fortunata circostanza nella vita di sua madre, ha avvertito la necessità di confrontarsi con il paese che ha in prima persona causato le violenze della seconda guerra mondiale, cercando di capire perchè si siano prodotte. In Campo del sangue, insieme alla ricostruzione del reale viaggio a piedi fatto con un amico da Venezia ad Auschwitz, si snodano le tappe di un percorso di riflessione sulla Shoah, basato sulla rivisitazione dei principali testi legati all'universo concentrazionario. Con il romanzo-saggio dedicato al teologo luterano, giustiziato a Flossenbürg nel 1945, esempio di "tedesco di coscienza"di quegli anni bui,comincia invece il cammino di riconciliazione con la Germania, culminato in Berlin. Numerose tessere di questo mosaico dedicato alla capitale tedesca sono una lirica rievocazione delle ricchissime letture di Affinati di autori di lingua tedesca, quali Walter Benjamin, Alfred Döblin, Gottfried Benn, Wolfgang Borchert, Gertrud Kolmar, Siegfried Kracauer, Robert Walser, Stefan Zweig e molti altri.
Nel suo costante confrontarsi con il presente e il passato tedesco, espresso narratologicamente in forma ibrida dal punto di vista dei generi, Eraldo Affinati si richiama a Winfried Georg Sebald, del quale si è definito, dal punto di vista letterario, "fratello minore". Nella sua dichiarazione d'amore alla Berlino compiutamente multietnica di oggi, "avanguardia antropologica dell'Europa", arriva a conclusioni simili a quelle di Gian Enrico Rusconi nel suo Berlino. La reinvenzione della Germania (Laterza, 2009). Per entrambi, l'uno letterato, l'altro storico e politologo, profondo conoscitore della storia e della cultura tedesche, la Germania di oggi è davvero irreversibilmente mutata in chiave solidamente europeista e multietnica.
Per Affinati è il tangibile segno della "definitiva sconfitta di Hitler", per Rusconi si tratta dell'espressione di una compiuta "sgermanizzazione", non più vista come un cedimento della Kultur alla Zivilisation come nel Thomas Mann anticapitalista romantico del 1918, ma come segno di una riconciliata normalizzazione. Ciò che sfugge ad Affinati ma non a Rusconi o a Liza Candidi T. C. (cfr. Oltre il muro. Berlino e i linguaggi della riunificazione, a cura di Anna Chiarloni, FrancoAngeli 2009) è invece il "conflitto tra le memorie" della Brd e dell'ex Ddr, percepibile anche nella gestione del patrimonio urbanistico.
Berlin ha ricevuto nel 2009 i premi Recanati e Superflaiano.
Giorgio Kurschinski
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