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Indescrivibile la sua completezza. Inizialmente vi sono il testo in inglese affiancato da quello in italiano. In fondo vi è il testo copiato nel 1787, poiché il testo originale è andato distrutto in un incendio una cinquantina di anni prima. Il testo a fronte ci offre una lettura migliore e per chi ama scoprire nuove lingue, questo è il modo migliore per riconoscere parole che assomigliano ad altre conosciute.
Questa edizione è stupenda e non può mancare in una biblioteca intelligente. Profitto però per dire, una volta per tutte (si fa per dire), che il concetto di traduzione va rimosso alla radice: non esiste alcuna corrispondenza logica, anzi esiste una discontinuità logica, tra un'opera originale e quell'opera che è nota nel linguaggio moderno come la traduzione dell'opera originale. In sostanza, in questa edizione Fazi sono raccolte tre opere diverse tra loro: quella di ignoto autore "medievale" scritta in anglosassone, quella di Seamus scritta in inglese, e quella di Bacigalupo scritta in italiano. E questo naturalmente vale per tutte le opere della letteratura mondiale. L'opera letteraria trova nella lingua prescelta dall'autore la sua forma propria, DALLA QUALE DIPENDONO ANCHE I CONTENUTI, non trasferibili in altre lingue, nemmeno se lo stesso autore fosse vivente e padrone anche di una lingua diversa da quella prescelta inizialmente. Così - su un piano elementare - il cinema non si può raccontare per radio. E' chiaro che la modernità non conosce più queste cose, ma ciò non la assolve dalla sua superficialità.
Recensioni
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È apprezzabile l'idea dell'editore Fazi che in questo volume presenta al lettore italiano il famoso poema anglosassone Beowulf (sono 3182 versi allitteranti composti presumibilmente nell'VIII secolo e conservati in un manoscritto del X) in una triplice veste: infatti il testo originale segue alla versione in versi in inglese moderno (1999) del noto poeta di origine irlandese Seamus Heaney a fronte della quale Bacigalupo fornisce un'attenta e puntuale traduzione italiana sempre in versi; il tutto è arricchito dall'introduzione di Heaney e dall'ormai classico saggio di Tolkien Beowulf. I mostri e i critici. Dunque "Beowulf attraverso Heaney" come intitola efficacemente Bacigalupo la sua postfazione in cui racconta analizza e interpreta il contenuto del poema. Ma non solo: il riferimento costante alla traduzione di Heaney rende il lettore italiano sempre consapevole del tipo di operazione qui proposta e può suggerire considerazioni più ampie relative al mai risolto problema teorico e pratico del "che cosa significhi tradurre" e del "come tradurre" problema che si fa particolarmente delicato proprio in un caso come questo in cui lo stacco dal testo originale è inevitabilmente reso più vistoso dalla "mediazione" di Heaney. E della complessità del problema Bacigalupo da quel fine traduttore che è sembra consapevole quando scrive: "Attraverso la catena delle versioni ci pare di intravedere l'originale" quell'originale che certo è altra cosa.
Vittoria Dolcetti Corazza
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