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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Quanto di quel che abbiamo vissuto da bambini ci rimane attaccato alla pelle? Ci si può salvare dal male che abbiamo respirato crescendo? Rosa Ventrella ha scritto un romanzo coraggioso, animato dalla volontà di smascherare la violenza che affonda le sue radici, dure e nodose come quelle degli olivi, nella storia di tante famiglie. Ma, con la sua lingua capace di dolcezza e ferocia, ha saputo mettere in scena a ogni pagina l'istinto vitale, la capacità di perdonare e rinascere.
Rosa è nata nel quartiere San Nicola, il più antico e malfamato di Bari, un affollarsi di case bianche solcate da vichi stretti che corrono verso il mare, un posto dove la violenza «ti veniva cucita addosso non appena venivi al mondo». E a insegnarla a lei e ai suoi fratelli è stato il padre, soprannominato da tutti Faccia d'angelo per la finezza dei lineamenti, il portamento elegante e i denti bianchissimi; tanto quanto nera – «gniera gniera come un pozzo profondo» – aveva l'anima. Faccia d'angelo ha riversato sui figli e soprattutto sulla moglie – una donna orgogliosa ma fragilissima, consumata dall'amore e dal desiderio che la tenevano legata a lui – la sua furia cieca, l'altalena dei suoi umori, tutte le sue menzogne e tradimenti. Ma Rosa è convinta di essersi salvata: ha incontrato Marco, ha creduto di riconoscere in lui un profugo come lei, è fuggita a Roma con lui, ha persino storpiato il proprio nome. Oggi, però, mentre il suo matrimonio sta naufragando, riceve la telefonata più difficile, quella davanti alla quale non può più sottrarsi alla memoria. Ed è costretta ad affrontare il viaggio a ritroso, verso la sua terra e la sua adolescenza, alla ricerca delle radici dell'odio per il padre ma anche di quelle del desiderio, scoperto attraverso l'amicizia proibita con una prostituta e l'attrazione segreta per un uomo più grande. E, ancora, alla ricerca del coraggio per liberarsi finalmente da un'eredità oscura e difficilissima da estirpare.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Storia antica e purtroppo attuale,un padre e un uomo violento. Il racconto di una vita vista con gli occhi della protagonista, la sofferenza, la speranza di felicità e il perdono che dona libertà. Da non perdere.
Ho letto questo libro non appena è uscito. E’ stato molto piacevole. Perché? Per il fatto di aver scoperto la figura di Rosa e di suo padre detto Faccia d'angelo. Bella la polarizzazione tra le figure maschili e quelle femminili. Stupenda la forza narrativa. Da consigliare.
Rosa Ventrella racconta una storia fatta di dolore, una storia dove la speranza è un lusso e i sogni vengono sempre disattesi. La figura del padre padrone a cui tutto è permesso, una madre succube i cui tentativi di ribellione sono fiacchi ed inutili, una società che considera tutto questo la normalità. Il tutto condensato nella storia di una donna che, anche nell’età adulta, non riesce a liberarsi di tutto ciò. La figura di Rosa è assai complessa. L’odio/amore per i genitori è un punto cardine dell’intero romanzo: naturale per il padre che maltratta, deride e ignora; una conseguenza per la madre succube ed incapace di reagire. Qui l’affetto non basta, non serve. La piccola Rosa tredicenne vorrebbe un segnale, una prova che tutto può cambiare ma nessuno sarà disposto a darglielo. E tutto quello che ha patito da bambina se lo porterà dietro da adulta inizialmente in maniera quasi incosciente fino ad aprire gli occhi e ad accorgersi che sta rivivendo la vita di sua madre. Fino a prendere coscienza di sé e liberarsi di un fardello fin troppo pesante. Forte è la vena psicologica su cui tutto il racconto si posa: principale, ovviamente, quello della protagonista, sapientemente amalgamato a quelli che sono i pensieri e i comportamenti di tutti gli altri personaggi che girano attorno alla vicenda. Lo stile della Ventrella è ipnotico, scorrevole e di facile lettura. Le pagine si susseguono in un flusso quasi ininterrotto in cui si riescono a percepire i suoni e gli odori. Si vive la città, con i suoi colori e le sue peculiarità. Anche per chi ci è nato. Unica pecca che sento di segnalare è una particolarità del linguaggio: molte frasi nel testo iniziano ad essere rese in dialetto ma poi vengono italianizzate perdendo, secondo me, la “forza”, la loro “intenzione”. Capisco che possa essere stata una scelta “dovuta” visto che si tratta di un romanzo che non andrà letto solo da baresi/pugliesi però da barese questa necessità di tradurre una parte delle frasi mi ha fatto s
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