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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 1992
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scheda di Vittori, M.V., L'Indice 1992, n. 6
(scheda pubblicata per l'edizione del 1992)
Cimentarsi nel genere erotico, con il giusto distacco e la scintillante resa dell'ironia, è la difficile scommessa vinta da Pia Pera, studiosa di russo, che esordisce in letteratura con questi racconti. La casistica dispiegata riserva qualche sorpresa: accanto al classico ragazzo perbene e al regista geniale e nevrotico si trovano nientemeno che la virginale Tatiana e il cinico Eugenio Onegin, prelevati dalle pagine di Puskin e reincarnati in una modella e in un gatto.
Le donne recitano i ruoli più arditi, in questi racconti, a cominciare da Rimma, grassa e lamentosa ragazza ebrea che non esita a provocare eroticamente il giovane perbene, cugino dell'amica (l'esplorazione, da lui descritta in una sorta di diario, del "continente euro-asiatico" chiamato Rimma, è avventura in bilico tra l'ilarità più sfrenata e un amaro senso di pena); c'è poi l'esuberante ragazzetta denominata Cucsia che, in una lettera ad un'amica del cuore, racconta i fuochi d'artificio del suo incontro erotico con Oscar, "il mio fumetto di Crepax"; asserisce, saggia: " L'importante non è il gioiello, che è sempre lo stesso. . . l'importante è la cornice, il castone", e per questo s 'inventa scenari da bordello Kitsch: ma l'ironia non le fa difetto e la narrazione è quindi godibilissima. Lavinia , infine, nel gelo delle sue riflessioni - non a caso il racconto s'intitola "Sottozero" - , immerge senza pietà lo sconsiderato ottimismo del suo amico Jim, sorta di boy-scout californiano, e si chiede, vagamente disgustata, come mai i buoni tendano invariabilmente al golfo. Ma, a smentita di quanto si è appena detto - l'ardimento delle donne - , ecco le protagoniste dell'ultimo racconto, "Capitomboli", un delizioso intreccio di missive che ricorda, nella sua scintillante perfidia, certi epistolari libertini del Settecento: la tenue e stupida Cristina, e l'appiccicosa Domitilla. Gli uomini: ballerini falliti, mariti che fanno solo i mariti, cioè zero, e soprattutto omosessuali dichiarati o latenti che ogni tanto s'avvicinano alle donne come si avvicinerebbero "ad un hamburger o al baccalà fritto " dopo ostriche e caviale. Per ultimo, il racconto più bizzarro: " Murzikhan ", la storia del rinnovato incontro, e della desiderata fusione tra Tatiana e Eugenio Onegin; e poco importa se questa desiderata fusione può avvenire soltanto mordicchiando i flessuosi piedi dell'amata e sciogliendosi in fusa: il cinico Eugenio ha imparato, da gatto, ad appagarsi di tenerezza. Pennellate di inconfondibile colore "russo " - come l'insistita ricerca da parte di alcune eroine femminili, del loro "arcangelo travestito da teppista" o quel vizio, variamente irriso, di aprire il proprio cuore - aggiungono ulteriore pimento a una narrazione che sa fondere malinconia e divertimento, passione ed ironia, tenerezza e perfidia nel modo più efficace; grande la disinvoltura dell'autrice nel giocare con i personaggi e con le situazioni, anche le più paradossali, grazie ad un linguaggio duttile e trasformista. Davvero un brillantissimo esordio.
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