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Al cospetto del dilagare , nella letteratura di largo consumo, di tante saghe costruite attorno ad universi di pura fantasia , ci si sentirebbe tentati di ascrivere , o di ingabbiare, anche il libro della Bigottà in quell’ambito così vago, ma al tempo stesso così limitativo ( proprio perché lì tutto è possibile!) , che è quello del genere “fantasy”o della letteratura per bambini. Eppure leggendo le sue pagine ci si accorge che forse c’è qualcosa di più, che fra dialoghi spiritosi e bizzarri accadimenti che si susseguono con la grazia di un’ avventura disneyana , l’autrice non perde mai di vista il rigore proprio di chi non vuole soltanto “raccontare” , bensì di chi vuole “fare letteratura”. Fra animali parlanti, buffi personaggi, talismani e diafane fate evanescenti proviamo inizialmente il disagio o la diffidenza di chi pensa di doversi immergere in un universo nuovo, ma poi ci accorgiamo poco per volta che quell’universo ci è familiare , che va a solleticare e a risvegliare una memoria culturale collettiva, atavica , dove la componente fantastica si sovrappone al realismo di un’ambientazione comunale- borghese. In questo è la dimensione “letteraria” del libro della Bigottà che prosegue idealmente quella tradizione tipicamente italiana ( nata coi novellieri del ‘500) e diventata poi mitteleuropea, di impreziosire con una veste colta e di rigore stilistico il confuso coacervo di temi e moduli propri della narrativa fiabesca e popolare. Non soltanto i temi trattati ( quello della bambina che cresce in una famiglia non sua è tipico della fiaba popolare ) ma anche il tempo storico della narrazione , collocabile in un passato più o meno remoto ( quello dei nostri nonni o bisnonni) e la collocazione geografica ( che dai nomi ai colori al paesaggio riconduce a certi paesi dell’Est europeo) contribuiscono a conferire una ricercata e consapevole architettura stilistica all’opera.
"Notevole. Mi ha anche divertito, lo consiglio a tutti: giovani, meno giovani e anziani. Tira veramente su di morale. Grazie di esistere Bigottà" .
La 'giusta' recensione dovrebbe farla un esperto perchè Belinda Victoria racchiude mondi che si intersecano tra loro con stupefacente scioltezza. Non si tratta di uno di quei soliti fantasy infarciti di combattimenti, magie, spargimenti di sangue, mostri dalle orrende fattezze. Eppure esistono la lotta, la perseveranza, la strategia, la malvagità. Il tutto condotto da una mente e una penna capaci di fluidificare la tensione che si crea man mano, al punto che, anche i drammi, non perdendo la loro connotazione primaria, vengono descritti più spesso che raramente in modo umoristico. Un umorismo che non cancella però la tensione narrativa e, soprattutto, la volontà dei protagonisti di fronteggiare gli ostacoli, fino al loro superamento. "Non tutto quello che appare negativo alla fine lo è" è una delle tante frasi-cardine del libro che, pur lussurreggiante di contesti fantastici e inverosimili, approda alla fine come una foglia sospinta da un venticello svagato sulla concretezza del quotidiano. Romanzo indubbiamente unico nel suo genere ma sostanzialmente riconducibile al filone del realismo-magico, Belinda Victoria interviene sulla realtà avvolgendola in un'atmosfera dove il Destino fa da filo conduttore stravolgendo progetti architettati a tavolino e ribaltando situazioni che appaiono inviolabili. Non è solo la stupenda prefazione di Umberto Silva, ma anche la lettura stessa del libro a rendermi prodondamente convinta che esso si adatti non solo ai ragazzi ma anche e soprattutto agli adulti. E, come scrive a riguardo Umberto Silva, concludo dicendo: "Belinda Victoria, una stupefacente vittoria della poesia sull'assedio quotidiano del nulla".
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Pare sia stato un errore. Invece è stato l'incedere del Destino a condurre la protagonista nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. La vita di Belinda Victoria, bambina respinta sebbene contesa, scorre in un mondo di adulti con una psicologia ben delineata, che consente l'identificazione, e si alterna tra il quotidiano e le difficoltà che lei affronta con rassegnazione ma anche con trasgressione ed esuberanza, affidandosi alle proprie capacità interiori in modo quasi sempre vivace e scanzonato. In cerca delle proprie origini e di un favoloso collare che le potrà consentire di affrontare prove che si prospettano incombenti e avventurose, Belinda Victoria trova alfine un suo spazio nel mondo a prezzo di rischi appellandosi al coraggio ma anche al fatalismo e, comunque, ad una forte determinazione.
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