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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2022
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Baudrillard affermava che si possono avere molte idee, ma un solo pensiero. Il suo pensiero coerente e quasi ossessivo riguardava la critica della società dei consumi e di tutti i suoi simulacri: il feticismo per la merce, l’onnipresenza manipolatoria della macchina pubblicitaria, l’artificiosa società dello spettacolo, la globalizzazione che annulla ogni differenza culturale tra i popoli. Secondo Baudrillard i miti della spesa, del godimento immediato, dell’accumulo di prodotti inutili hanno sostituito i temi del risparmio, del lavoro, della costruzione di un patrimonio: il superfluo precede il necessario, la carta di credito illude di poter acquistare tutto ad libitum. I bisogni sono indotti artificialmente, e ormai si compera quello che non serve con il miraggio di conquistare la felicità, per obbedire ai dettami della moda o del salutismo. La critica pungente di Baudrillard sembra pertanto dover considerare a diritto il suo autore tra i precursori della decrescita, ma Serge Latouche esprime qui alcuni dubbi sulla reale adesione di lui all’utopia dell’abbondanza frugale. Indifferente all’ecologismo, sarcastico e provocatorio fino a sfiorare il nichilismo, scettico su ogni impegno politico, Baudrillard non propone nessun progetto alternativo che aiuti la società a rifondarsi: disilluso e derisorio, rinunciatario e pessimista, dichiara beffardamente l’impotenza velleitaria di chi si dà da fare per salvare il mondo, che secondo lui è ormai condannato a una fine ingloriosa, sommerso da rifiuti materiali e ideologici. Nella seconda parte del volume il fastidio di Latouche nei riguardi del collega più anziano diventa esplicito e quasi astioso: Baudrillard viene definito cinico e manicheo, impertinente e anaffettivo, sofisticamente paradossale nella sua passione per l’ironia giocosa del linguaggio, incapace di proposte costruttive quando si spinge addirittura a negare la consistenza del reale, affermando che il mondo è un’illusione, una simulazione.
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