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Lo sto leggendo in questi giorni (sono a poco più di metà): drammatico e vivido affresco della condizione dei lavoratori degli anni '30 non solo negli Stati Uniti. Più mi addentro nelle sue pagine tradotte mirabilmente da un grande della nostra letteratura nazionale e più scorgo il dramma del mondo del lavoro. Un dramma che ahimè sembra riproporsi senza troppe differenze negli anni che stiamo vivendo, più di quanto possiamo immaginare. Unica nota: sia qui sopra che in quarta di copertina si fa riferimento al presidente Theodore Roosevelt e alla crisi del '33. Ma temo sia un errore: Teddy Roosevelt (repubblicano) fu presidente nel primo decennio del '900, mentre il Roosevelt del New Deal fu Franklin Delano (democratico), unico presidente ad essere eletto per quattro mandati consecutivi (dopo di lui si decise di introdurre il limite a due mandati), dal '32 al '45, anno in cui morì durante il suo quarto mandato.
I personaggi sono descritti mirabilmente e ciascuno si caratterizza in maniera autonoma e distintamente dagli altri. Steinbeck e', innegabilmente, grande scrittore ma, non mi ha trascinato con se su quei campi, non mi ha coinvolto come avrei voluto; sono rimasta spettatrice, ho spiato questi grandi miserabili uomini, mai al loro fianco nelle loro battaglie per il cibo, la libertà, i diritti ma solo osservatrice attenta del loro nulla e delle loro nulle aspettative.
affresco ottimo degli Stati Uniti nell'immeddiato post grande depressione. Il mondo del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori, le difficoltà sociali sono trattate in modo chiaro e netto. Testo che porta a riflettere e mette in evidenza come i potenti schiaccino comunque i più deboli. Per alcuni aspetti si può fare un parallelo con Fronte del Porto, altro bel libro che tratta il problema dello sfruttamento di lavoratori disperati. Da leggere
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