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E' la narrazione del primo periodo di Ottaviano, il libro parla del clima di terrore per le strade di Roma e della ricerca implacabile della vendetta sugli assassini di Giulio Cesare, a volte un pò lento come racconto, ma comunque ben dettagliato e particolareggiato, come da sempre nello stile dell'autore
Stavolta la narrazione è stata abbastanza pesante in certi tratti, non scorre bene come nel primo libro. Si riprende principalmente verso la fine, in presenza della ben costruita e interessante Battaglia di Filippi. Il titolo è sicuramente azzeccato. Si assiste al tracollo definitivo dei cesaricidi e della loro folle e irrealizzabile idea di riportare Roma sotto il controllo del Senato. Qui si assiste più compiutamente alla vendetta di Ottaviano, che però brama anche il potere personale come dimostrata la sistematica eliminazione di ogni oppositore (e visto com’è finito suo zio non si può che avesse torto). Ancora una volta tocchiamo con mano la situazione critica e sanguinosa in cui si trovava la Repubblica Romana verso la sua fine. Si sta diffondendo fin troppo negli ultimi anni, come in queste stesse pagine, una considerazione positiva di Brutta, non proprio adatta a chi come lui ha assassinato un uomo che invece lo ha risparmiato. Continua a prediligere la considerazione dantesca. Il mio personaggio preferito continua a essere Agrippa, mentre Rufo è davvero un presuntuoso insopportabile.
Il titolo riassume in poche parole la trama di questo libro. Omicidi, esecuzioni a non finire che in alcuni casi risultano talmente dettagliate da essere raccapricianti (vedi l'esecuzione di Cicerone). Romanzo ben scritto.
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