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Descrizione


All'inizio degli anni Trenta, nella Australia Occidentale, tre ragazzine compirono un'incredibile impresa. Fuggite dall'istituto dove erano segregate, percorsero a piedi più di 1500 chilometri nel corso di 9 settimane, attraversando il bush in condizioni di assoluta precarietà, fino a raggiungere sane e salve il loro villaggio di provenienza. L'autrice, figlia di una delle tre ragazzine, ha ricostruito in questo libro la storia di quella fuga, basandosi sui ricordi delle protagoniste e rielaborandoli alla luce della storia australiana, dal tempo in cui solo gli aborigeni abitavano il bush, attraverso l'arrivo dei coloni europei, fino alla decisione da parte del governo di affrontare la questione dei bambini meticci.
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Dettagli

2004
186 p., Brossura
9788874200344

Valutazioni e recensioni

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STEFANO
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DEDICATO A ORIANA FALLACI ED A TUTTI QUELLI CHE NE CONDIVIDONO IL PENSIERO !! FORSE IMPARERANNO QUALCHE COSA ?? IL LIBRO, USANDO LA STORIA DELLE TRE RAGAZZINE RACCONTA IN EFFETTI, LA DISTRUZIONE DEL POPOLO ABORIGENO. DISTRUZIONE FISICA MA ANCHE E SOPRATTUTTO PSICOLOGICA. UN POPOLO NON LO SI CANCELLA DALLA FACCIA DELLA TERRA UCCIDENDO LE PERSONE CHE LO COMPONGONO SE PRIMA NON LO SI E' FINITO PSICOLOGICAMENTE, E SU QUESTO CARA ORIANA GLI OCCIDENTALI SONO DEI MAESTRI !!! IL LIBRO NON E' SCRITTO CON LA RABBIA DI CHI HA VISTO MA CON LA MALINCONIA DI CHI CON IL CUORE SI E' LASCIATO INGANNARE DAI PROPRI SIMILI. LA DIFFERENZA CON I LIBRI DELLA FALLACI E' NOTEVOLE, NON SICURAMENTE PER STILE MA DI CERTO PER QUALITA' DI SENTIMENTO.

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Voce della critica

La barriera per conigli che dà il titolo a questo libro è una fitta recinzione di filo spinato che si estendeva per 1834 chilometri da nord a sud dell'Australia occidentale. Era stata costruita nel 1907 per opporre un sbarramento all'invasione di conigli che, prolificando in misura allarmante, provenivano dagli stati orientali.

Il libro ha inizio con un galoppante excursus storico, che va dallo sbarco nella regione dei colonizzatori europei nel 1829 (lo sbarco dei primi galeotti era avvenuto circa un secolo prima) al conseguente declino e asservimento della comunità aborigena. Questo periodo, segnato da violenze e massacri da ambo le parti, vede il brutale trionfo dei bianchi dotati di armi moderne e la fine di una cultura animistica ancora legata al Tempo del Sogno, alla mitologia della Creazione, quando grandi spiriti benefici avevano modellato la terra fra canti e danze. La narrazione, parzialmente romanzata, si fonda su una nutrita bibliografia, soprattutto sull'opera di Robert Hughes The Fatal Shore (Pan Books, 1988).

Siamo a Jigalong, negli anni 1907-1931. Il governo dell'Australia occidentale ha deciso di creare due istituzioni rieducative per bambini aborigeni di padre bianco allo scopo di "civilizzarli". Tre ragazzine mezzosangue, Molly, Gracie e Daisy (la più grande, Molly, ha quindici anni), vengono quindi strappate alla loro famiglia e rinchiuse in uno di questi istituti, il Moore River Native Settlement a nord di Perth. Separazione lacerante, accompagnata da grida, pianti e riti autopunitivi da parte dei familiari per esprimere il loro dolore. Non riuscendo a sopportare i rigori della disciplina dell'istituto, che in qualche modo le tiene prigioniere, le tre ragazzine decidono di fuggire. Il racconto del loro avventuroso ritorno al villaggio di provenienza occupa due terzi del libro. Totalmente analfabete, ma dotate di una nativa capacità di sopravvivenza, le tre ragazzine riescono ad attraversare millecinquecento chilometri di bush in nove mesi, costeggiando, per orientarsi, la barriera per conigli, che ora per loro funziona come bussola di salvezza. Inseguite dalle guardie addette alla protezione degli aborigeni, le fuggiasche devono superare, oltre la paura, mille fatiche e difficoltà, tra le quali primeggia la ricerca del cibo e di ripari di fortuna. Eppure vivono la loro avventura con una sorta di naturalezza, in totale comunione con il mondo vegetale e animale che le circonda. Ed è questo, la loro antica anima aborigena, che le salva. Secondo un'annotazione finale, nel 1996, anno di pubblicazione del libro, erano ancora vive e vegete.

Doris Pilkington, il cui nome aborigeno è Nugi Gaìmara, è figlia di Molly. Ha ricostruito questa storia basandosi sui racconti delle tre protagoniste e su documenti ufficiali del governo, intrecciati con gli usi e i costumi della sua gente, di notevole interesse antropologico. È un'affermata giornalista e la sua prosa ha la scorrevole immediatezza della cronaca: un lessico semplice, talvolta perfino banale, inzeppato qua e là di parole aborigene, per le quali ha fornito un breve glossario. Il suo nome forse non figurerà nella storia della letteratura australiana come quelli di Patrick White e Cristina Stead, per citare due dei narratori più famosi, ma questo libro non poteva scriverlo che lei. Ha saputo immedesimarsi, buon sangue non mente, nell'immaginazione delle tre ragazzine e ha descritto il bush ancora vergine e la ricca vegetazione così come devono essere apparsi ai loro occhi pieni di meraviglia. Non è poco.

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