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Una biografia, la piú completa e attendibile su Barbablú, che può anche essere letta come un romanzo «nero» in cui figure indimenticabili, come Giovanna d'Arco, si aggirano sull'incerto confine che divide il bene dal male.
«Ferrero unisce il suo talento di narratore e un'ampia erudizione storiografica» – Alessandro Barbero
Il Barbablú della fiaba di Perrault nella realtà storica è un serial killer che si muove in un Medioevo crudele e disperato, superstizioso e bigotto. È Gilles de Rais, maresciallo di Francia ed eroe nazionale della liberazione di Orléans, compagno prediletto di Giovanna d'Arco, collezionista raffinato, mecenate, alchimista, evocatore di diavoli. Ma è anche l'uomo che, tra il 1432 e il 1440, anticipando le fantasie piú perverse del marchese di Sade, violenta e uccide decine, forse centinaia di ragazzi per il puro piacere personale; scoperto e processato, si pente e muore da santo. L'enormità di una vicenda che ha per noi un inquietante suono novecentesco sfida quanti si interrogano sui meccanismi dell'aggressività umana. Una biografia, la piú completa e attendibile su Barbablú, che può anche essere letta come un romanzo «nero» in cui figure indimenticabili, come Giovanna d'Arco, si aggirano sull'incerto confine che divide il bene dal male.
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Gilles de Rais (1404-1440) fu un personaggio eccezionale, tormentato e contraddittorio. Emblema negativo dell’insondabilita dell’animo umano. Incarnazione del bifrontismo medievale. Sanguinario e raffinato. Superstizioso e credente. Praticò magia nera, alchimia ed evocazioni diaboliche con lo stesso fervore con cui provvedeva ai diseredati. Succube di un mecenatismo dettato dalla metà cattolica della sua personalità. Di giorno si dedica a pratiche devozionali e caritatevoli. Di sera è impegnato in piaceri erotici aberranti, mattanze spettacolarizzate per pochi intimi. Un crescendo parossistico di raptus omicida e degrado psichico che lo porterà alla rovina economica, all’arresto e ad una condanna esemplare. Una storia pazzesca dove di romanzato non c'è nulla.
Ernesto Ferrero è preciso, accurato. La figura di Gilles è stata indagata in questo libro a 360 gradi. Scrittura chiara e scorrevole, soprattutto nella seconda metà.
La mostruosità dei delitti spiega la trasfigurazione letteraria attuata da Perrault quasi tre secoli più tardi. Infatti Barbablù non è un pedofilo assassino, come il personaggio storico da cui deriva, bensì un uxoricida seriale. Ricordate la storia di quel signorotto brutto e facoltoso, che uccide e occulta i cadaveri delle mogli in una stanza proibita del proprio castello? Un passaggio obbligato che Ferrero argomenta incrociando antropologia culturale, folclore, tradizione favolistica e dinamiche della memoria popolare. Non è forse più accettabile per la collettività una storia esemplare di mogli uccise da un marito crudele?
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