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Nonostante che su Vincenzo Pacchiana si sia dato molto più ascolto ai resoconti di storici discendenti delle sue "vittime" che non alla molto più veritiera voce popolare, il testo è ottimo e merita di essere letto.
Recensioni
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Banditi, nel senso di messi fuori dalla legge, dalla città, dalla lingua. Eretici, facinorosi, irregolari: sono questi, tra storia e leggenda, i protagonisti di questa raccolta di saggi cresciuta in seno al Centro di studi dolciniani di Biella. Oggi li chiamerebbero disadattati, questi reietti irriducibili al progresso; grandi conoscitori del territorio, spesso amati dalle loro genti, che li proteggevano e li aiutavano a sfuggire alle guardie mandate dai centri urbani. A partire da fonti orali o atti di parrocchia, da microstorie o quotidiani d'epoca, gli autori ricostruiscono queste vite appassionanti, instillando nel lettore il desiderio di leggerne presto altre. Si racconta del canavese Pietro Mottino e del sanguinario Stoppa di Talamone; dell'eretica Margherita da Trenti e dei Mazzarditi, di cui si sa poco o pochissimo; del leggendario Contin, delle brigantesse padane, della sarda Maria Antonia Serra Sanna, detta sa reina, o di Pietro Bangher, da cui l'appellativo, ancora frequente in val Sesia, di bangher, usato per i bambini che non obbediscono. Cavalcando i secoli e le nazioni, si passa dal famoso bandito Delpero, citato con spregio da De Amicis perché, pare, cominciò la sua brillante carriera appropriandosi di alcune tavolette di cera di proprietà del compagno di banco, al fascinosissimo Bruno di Canale, il più leale e calunniato dei torinesi; da Butch Cassidy al falsario Farinet, in nome del quale, nei primi anni ottanta, si riunirono, in un'osteria di Saillon, Léo Ferré, Gilbert Bécaud e qualche altro, fondando un'associazione benefica che tutt'ora opera in favore dei bambini del mondo.
Erika Martelli
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