«Un diario crudamente e oggettivamente realistico... di altissima tensione drammatica». Gian Luigi Beccaria
Pietro Chiodi, filosofo conosciuto per i suoi studi su Kant, Heidegger e Sartre, compare con il nome di Monti fra i personaggi del Partigiano Johnny di Fenoglio, di cui fu professore al liceo di Alba. Benché giovanissimo, Chiodi era fra quei maestri di vita civile che convinsero i migliori di una generazione a salire in collina e a opporsi con le armi al nazifascismo. Chiodi visse con loro quell'esperienza di lotta, come racconta in questa sorta di diario steso «a caldo» nei mesi immediatamente successivi alla fine del conflitto, con un intento di salvaguardia della memoria e di preservazione della verità storica. Banditi non è un romanzo né una storia romanzata, ma un documento storico di asciutta semplicità, che narra azioni e fatti concreti senza concessioni all'enfasi o al sentimentalismo. Come Fenoglio anche Chiodi testimonia una Resistenza priva di ogni retorica, dove, insieme ai risvolti umani e alle tensioni ideali, c'è spazio anche per l'umorismo e il tragicomico della guerra. E proprio per questo Banditi supera il valore cronachistico e diventa - come scrisse Franco Fortini nel 1994 - «un capolavoro, che vorrei tutti leggessero».)
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