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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
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Veramente interessante e ben scritto. Piacevolissimo da leggere ti accompagna con storie di vita vissuta dall'autore stesso. Attuale, dinamico e veritiero.
Io leggo per spaziare, per divertirmi e apprendere. Rampini mi delizia con tutto questo, respiro New York attraverso di lui, ne sento il rumore. E' chiaro, conciso e vivo. Quel tanto di personale che ci mette dentro, mi piace, me lo rende umano. Bel libro, sopratutto per chi ha vissuto nel mondo della finanza. Manca una lacrima versata sulla completa scomparsa dell'Etica dalla finanza. Nel '71, ai corsi di formazione della Merrill Lynch per i giovani broker, la frase "L'interesse del cliente avanti a tutto", costituiva l'ossatura della formazione. Ora quel modo di pensare è scomparso del tutto, non si trova più da nessuna parte nel mondo. Se il business della finanza non si dà delle regole etiche, scomparirà in una guerra sanguinolenta fra squali chiusi in un acquario inutile.
Libro d'accusa contro le banche o meglio i banchieri responsabili della grande depressione in cui siamo caduti negli ultimi cinque anni. Banchieri che ne hanno fatte di tutti i colori, ma che - ad eccezione di pochi casi - se la sono sempre cavata bene. E, anche quando le banche sono state condannate a pagare multe record, in pratica le hanno pagate i contribuenti.
Recensioni
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Permettete che mi presenti: mi chiamo Jones. Dow Jones.
Assieme al mio compare Subprime, e con l’aiuto dei fratelli Lehman abbiamo messo a ferro e fuoco Wall Street, appiccando un incendio che si è propagato come un fuoco di stoppie in una prateria durante un’estate siccitosa e arida.
Ora i Lehman brothers non sono più con noi: pare li abbiano costretti a fuggire in fretta e furia da casa loro, dopo averli obbligati a infilare poche misere cose dentro scatole di cartone e a scendere giù in strada alla chetichella, come ladri nella notte.
Possono essere tempi duri, è vero, quelli in cui viviamo.
Ma chi non risica non rosica, e il gioco cui noi stiamo giocando vale certamente la candela. Comunque, come spiega Federico Rampini in questo suo ultimo “Banchieri”, i rischi li corrono i bancari, non certo chi le banche le fonda o le amministra.
Già. Dal cuore pulsante della finanza mondiale, Rampini (corrispondente di Repubblica da New York) spedisce un dispaccio che è giusto sperare giunga a destinazione e magari riesca a scuotere un po’ di coscienze.
Il libro, scritto in modo da essere accessibile a tutti, indaga sulle malefatte di quelli che ci ostiniamo a credere garanti di una stabilità che invece sono essi stessi a minare per primi, e sciorina sotto i nostri occhi un repertorio di nefandezze che nemmeno Barbanera nel Mar delle Antille durante l’età dell’oro della pirateria.
I superbanchieri sono i nuovi gattopardi, e sono talmente potenti e determinati a mantenere il proprio potere da riuscire a dettare l’agenda anche a quei politici che dovrebbero limitarne la vis predatoria.
Se pure i “bankster” non hanno una benda sull’occhio e una scimitarra, non mancano loro potenti vascelli, a bordo dei quali compiere scorrerie 2.0 nei sette mari finanziari del mondo, né fanno difetto i galeoni capienti nelle cui pance stivare il capitale.
Capitale che, in mancanza di meglio, può essere fornito ai filibustieri direttamente dagli Stati che sono stati oggetto delle loro devastanti incursioni, com’è accaduto nel caso dei rifinanziamenti operati dal Governo statunitense in seguito ai tracolli del 2008, e secondo una linea ormai invalsa dappertutto, sotto il ricatto implicito della dottrina “TBTF: Too big to fail”, troppo grossi per fallire.
Se pensiamo che istituzioni come JP Morgan Chase – fra le principali banche d’affari statunitensi – possono vantare bilanci con attivi di 2300 miliardi di dollari… beh, si capisce che una eventuale caduta da quelle altezze possa generare onde d’urto destinate a far tremare la terra.
Ma se la terra trema, le acque non possono certo stare tranquille, e ventimila leghe sotto i mari corre un gigantesco cavo, un moloch di fibra ottica che collega le due principali piazze finanziarie del mondo, la City e Wall Street per permettere ai trader di guadagnare tempo nelle transazioni ad alta frequenza. Questa moderna declinazione del “ce l’hai” permette a chi indovini per primo la direzione dei flussi dei listini, di muovere gigantesche quantità di azioni nel giro di pochi millisecondi, esponendo così i mercati a oscillazioni che possono essere (e sono state, in almeno un paio di occasioni) catastrofiche.
Il vero focus di Banchieri, prodigo di storie come questa, è il racconto di come la crisi del 2008, che avrebbe dovuto segnare un’inversione di tendenza da parte delle istituzioni di controllo e degli Stati, abbia in realtà avallato – con le gigantesche iniezioni di liquidità da parte dei governi nelle banche a rischio di tracollo – una restaurazione dello status quo senza precedenti, permettendo ai superbanchieri di non ridistribuire quelle ricchezze di origine pubblica, e farne invece la base per il proprio ulteriore arricchimento.
Un accumulo cieco, indecente e irragionevole che per la ricchezza di pochi mette a repentaglio il diritto di tutti a condurre una vita dignitosa, ad avere un lavoro pagato il giusto, a poter garantire a sé e ai propri figli il diritto all'istruzione, alla sanità, a una pensione. Rampini è bravo a raccontare quel che accade dietro le quinte della crisi più devastante e pericolosa da molto tempo a questa parte, e non si tira indietro quando è il momento di fare nomi e cognomi. Il dispaccio è arrivato, forte e chiaro: sapremo raccoglierlo e trarne le debite conseguenze?
A cura di Wuz.it
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