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I saggi sono di livello decisamente diseguale: si passa dalla lodevole sintesi della bibliografia giapponese sulle subculture femminili fatta da Gomarasca (se avete letto il suo altro testo, saltatela: né più né meno le stesse cose, salvo una apprezzabile concisione che mancava nella precedente prova) all'infantile resoconto della Allison di qualche pomeriggio di web-surfing su siti/chat gamers, condito con un paio di questionari somministrati a una decina di studenti di college e una martellante propaganda per la rivoluzione gender nei videogiochi o che i videogiochi sono/diventino/non si capisce l'avamposto della gender theory applicata (guai a dire che trovi Lara Croft una gnocca o Sailor Moon appetibile ai sensi, verrai bollato di "rappresentante del più becero stereotipo sessita maschilista machista"...ma non è una sociologa? Dovrebbe descrivere ciò che è e non bollarlo e considerarlo come deviazione dalla norma...impsota da lei, peraltro). La parte finale è ridicola: tipo il caro diario di due appassionati di fumetti e cartoni che fanno qualcosa di simile a un reportage giornalistico delle loro esperienze e che nulla ha a che vedere con un saggio critico. Ottima l'introduzione di Gomarasca e il saggio sullo horror - di taglio decisamente più critico-analitico rispetto a quanto finora letto di suo. Il resto, interessante ma altamente ripetitivo (due saggi sono praticamente sovrapponibili senza quasi residui). In generale, trovo dispersivi i discorsi, il che può rendere la lettura più lenta del dovuto: la concettualizzazione sta a zero, per cui si dovrebbe poter procedere agilmente...e invece...La causa sta, per quanto mi riguarda, nella ridondanza degli argomenti sia all'interno dei singoli pezzi sia fra essi e nello sperpero di parole e frasi a contenuto zero per introdurre un argomento o un punto della questione rende i saggi. Boh, se lo trovate in libreria e non conoscete alba delle subculture nipponiche fino ai tardi 90, leggetelo.
Gomarasca, curatore di questa raccolta di saggi, già scrisse qualche anno addietro, assieme a Valtorta, un libro sul Giappone contemporaneo: tanto sensazionalistico e giornalistico era la scrittura di allora (in sintonia con un altro (pessimo) libro sul "Giappone come non l'avete mai visto: "Baburu", di Taro K.Greenfield) quanto ora, invece, si presenta pulito, profondo ed equilibrato lo sguardo del nostro nelle cinquanta pagina d'introduzione di questo "La bambola e il Robottone", che, alla fine, si rivelano le più illuminanti che siano state scritte sul paese del Sol Levante in lingua italiana, forse l'inizio d'un rimettersi in pari con gli studi nipponistici in lingua inglese. Ma se l'introduzione è dunque davvero ammirevolee intelligente, non sempre lo stesso livello viene mantenuto negli altri capitoli che costruiscono il volume. In particolare deludono le intepretazioni di Anne Allison sull'importazione più o meno riuscito della fanciulla combattente giapponese nel Nord America: al di là di due o tre intuizioni interessanti, l'analisi risulta sterile e deficitaria per l'incapacità dell'autrice di staccarsi da quello che è il contesto degli Stati Uniti, facendo quasi perdere di vista le reali potenzialità di un'opera giapponese d'animazione come quella di "SailorMoon". Riguardo all'ultima parte, scritta da due studenti italiani, sul fenomeno nostrano degli appassionati di animazione giapponese, beh, l'analisi è interessante, ma spesso pecca di superficialità e, sopprattutto, di celebrativismo che rischia di annullare le diversità insite in un fenomeno sfaccettato, nel tentativo di difendere una passione che, sicuramente, si sente ancora fragile ed esclusa dalle "subculture ufficiali" del nostro paese...
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