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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Scritto dal punto di vista di un bambino, il romanzo segue la vicenda di una famiglia che e costretta a ricominciare all'alba della seconda guerra mondiale. La scrittura asseconda i ricordi di Bubi, intervallando visioni a frammenti di memoria, a volte innocenti e teneri, altre spietati e terribili, dando vita a una descrizione profondamente sincera di un'epoca e di una situazione difficili.
«Il romanzo è una mediazione su frontiere, cittadinanze, passaporti e su come i confini sono gabbie» - Wlodek Goldkorn, Robinson
La famiglia Kovacic nel 1938 viene espulsa dalla Svizzera ed e costretta a tornare a Lubiana, città d'origine del padre. Il piccolo Lojze ha dieci anni e, prima di lasciare Basilea, immagina il paese paterno come un luogo meraviglioso e fiabesco, sogna di galoppare su cavalli selvaggi e navigare su grandi fiumi. La realtà però è un'altra e lo capirà già durante il durissimo viaggio che dovrà affrontare, ma soprattutto nella difficolta ad adattarsi a un mondo altro, diverso, in cui i suoi sforzi e quelli della sua famiglia per adeguarsi alla realtà dell'esilio sembrano vani. Il piccolo Bubi, come lo chiamano tutti, di fronte alla miseria, alla fame e all'ostilità della gente decide di ribellarsi come può, rifiuta di imparare lo sloveno e si crea intorno il vuoto, con piccoli furti e comportamenti al limite della legalità. Solo il tempo aiuterà la famiglia Kovacic a chiamare casa Lubiana, ma la guerra incombe e sconvolgerà di nuovo tutto.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il libro è molto ben scritto, pochi dialoghi essenziali, descrizioni concise ma efficacissime . Una interessante storia autobiografica che ci porta nella Slovenia alla fine degli anni 30 . Da leggere certamente.
Recensioni
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I dati di questo secondo, parziale lockdown, per quanto non drammatici quanto quelli del primo, in cui l’intero mercato librario era stato delegato agli store online, confermano una tendenza: senza fiere, festival, eventi e presentazioni, le novità letterarie soffrono molto. Fatto se vogliamo naturale, fin ovvio, ma esistendo in Italia una ricorrente vulgata che le vorrebbe “inutili”, vale la pena sottolinearlo. E varrà parimenti la pena parlare delle novità letterarie valide, che pure ci sono, e buone, frutto della capacità di ricerca di case editrici indipendenti grandi e piccole.
La prima da sottolineare è senz’altro l’arrivo in Italia del Bambino in esilio, primo volume della trilogia I migranti di Lojze Kova?i?, per La nave di Teseo, incidentalmente già editore di un altro Covacich, più noto ai lettori nostrani, Mauro. Uscito originariamente tra il 1983 e il 1985, I migranti è ormai considerato uno dei maggiori romanzi sloveni del ’900, se non il maggiore in assoluto, e colpisce che nonostante la vicinanza geografica del paese non si sia arrivati a una traduzione fino a oggi. La storia è sì quella di una migrazione, ma in senso contrario: la voce narrante appartiene al piccolo Lojze – l’autore stesso o un personaggio a lui molto vicino – la cui famiglia viene espulsa dalla ricca città svizzera di Basilea e si trova costretta a riparare a Lubiana. L’impatto con quella realtà misera e precaria, acuito dall’ostilità della gente – parenti inclusi! –, per la quale i Kova?i? restano forestieri (tant’è che saranno costretti a nuove più piccole migrazioni), è raccontato con una mirabile mimesi dello sguardo infantile, in una narrazione che si fa ora monologo interiore ora documento storico, in un crescendo tragico segnato dalla susseguente occupazione nazifascista, i cui sviluppi e i cui effetti sulla famiglia Kova?i? scopriremo nei prossimi volumi – sì, gli italiani a volte possono essere i cattivi.
Recensione di Vanni Santoni
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