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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 1996
Anno edizione: 2017
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scheda di Mancia, M., L'Indice 1997, n. 5
(scheda pubblicata per l'edizione del 1996)
Ho sempre considerato piuttosto paradossale che il mestiere del genitore sia l'unico che non prevede nessun apprendistato. Viene considerato naturale, scontato, essere in grado di mettere al mondo e di crescere, fisicamente e mentalmente, un essere umano, che è invece l'oggetto complesso di moltissime scienze naturali e, appunto, umane. Non si capisce dunque perché per i genitori dovrebbe essere automatico e spontaneo ciò che agli studiosi costa anni di faticosa ricerca. Peraltro non esiste, né può esistere, un approccio perfetto, una linea da mantenere che sia univoca ed estensibile a tutti, poiché ognuno trasferisce nel rapporto con il proprio figlio o figlia tutte le contraddizioni legate al rapporto con i suoi stessi genitori.
L'unica possibilità è porsi dei dubbi, interrogarsi con disponibilità e amore. Questo è il suggerimento che mi pare venga espresso dall'ultimo lavoro di Silvia Vegetti Finzi e Anna Maria Battistin: "I bambini sono cambiati". Anche l'esposizione risponde a quella che dovrebbe essere la dinamica dialettica di colui che si trova di fronte un altro da sé che fa profondamente parte di se stesso: come dicevo, avere dubbi, porsi delle domande e cercare delle risposte.
Profondi mutamenti culturali, sociali ed economici hanno rivoluzionato in pochi decenni il nostro modo di vivere ed esperire l'esistenza, e il cucciolo dell'uomo si trova ad affrontare realtà molto più complesse, a parità di inettitudine iniziale. Nessun altro animale, come sappiamo, è più dipendente dall'attenzione, dalla cura e dagli affetti altrui, per la sua stessa sopravvivenza. Basta pensare alle competenze innate di quasi tutti gli altri cuccioli del regno animale, che appena sgusciati da un uovo o da un utero sono già in grado di camminare o nuotare, e vengono protetti e supportati solo per il tempo strettamente indispensabile. L'uomo deve invece compiere un lungo, difficoltoso e doloroso viaggio che lo porterà dalla totale dipendenza al rifiuto di questa, per poterla infine riaccettare come inevitabile e necessaria.
Torniamo ora ai genitori e ai loro dubbi. È a questi che Vegetti e Battistin si rivolgono, per quanto riguarda quella fascia d'età assolutamente ricca di "inizi" e di "perché", la cosiddetta fase di latenza, situata da Freud tra i 5 e i 10 anni, quando il bambino, superato il dramma edipico, sarebbe libero di esplorare chi e quello che lo circonda a prescindere dalla coppia di dèi-genitori che fino a quel momento animano e condizionano tutto il suo teatro mentale. Questo periodo della vita infantile non è stato particolarmente approfondito, schiacciato come si trova tra la prima infanzia e l'adolescenza, con tutte le drammatiche problematiche che questi periodi comportano. Questo libro contribuisce quindi a colmare una lacuna importante, anche perché è proprio in questa fase delle prime scoperte che si può giocare gran parte del destino futuro dei cuccioli dell'uomo.
Leggendo questo libro, ho apprezzato la chiarezza con cui ogni aspetto di questo delicato periodo di vita viene affrontato. Il gioco, la scuola, la sessualità, gli amici. Le tipologie psicologiche e i "sintomi" più frequenti di malessere vengono affrontati con competenza e semplicità insieme, come dicevo, in forma di risposte a domande dirette (proprio quelle che ogni genitore si potrebbe porre, e nella stessa forma) che iniziano ogni capitolo, e con "tabelle di sintesi" che precisano ulteriormente il discorso affrontato in modo colloquiale, esaustivo ed efficace. In modo quasi didattico, volendo dare a questo termine ogni accezione positiva, il discorso procede e si articola con leggerezza e senza drammatizzare, anche quando affronta i temi più difficili e delicati, permettendo al lettore una buona identificazione.
I bambini sono cambiati ed è giusto che così sia: a loro il compito di cambiare il mondo, a noi quello di fornire loro tutte le competenze per essere in grado di farlo.
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