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Un giallo pieno di suspense e ironia, una storia corale di padri e figli.
«Che ci facciamo io e una bambina sconosciuta di nove anni nel minuscolo salotto di casa mia, alle otto e dieci di una mattina di marzo, seduti come due professionisti che devono concludere un affare o parlare di una loro guerra personale? "Le spiego subito tutto" dice all'improvviso. Le sorrido. Lei no. "Ieri mattina camminavo per via Speranzella con il mio papà. E l'ho smarrito." Dice proprio così. Smarrito.»
Chiaretta ha nove anni e non ha il sorriso. Lei ride, in realtà, ma non si vede. A causa di un disturbo che ha dalla nascita, quando il cervello lancia lo stimolo la sua bocca rimane immobile, come di gesso. Uno, però, che quando lei ride se ne accorge c'è: il padre, Carmine. Solo lui. Una mattina di marzo, mentre i due passeggiano nei Quartieri Spagnoli di Napoli, la bambina all'improvviso lo perde di vista. L'uomo scompare. Nessuno se ne preoccupa, dato che negli ultimi anni Carmine è andato via già altre volte, per poi tornare a casa. Ma Chiaretta sì, e cercando di avere sue notizie finisce per suonare alla porta di Tony Perduto, giornalista precario che vive da solo in quella zona della città partenopea. Tony le apre diffidente e l'ascolta, per poi venire risucchiato al centro di un mistero su cui costruisce, un poco alla volta – contro tutti e anche contro voglia –, un'indagine minuziosa, guidata solo dalla sua curiosità e animata dalle mille voci dei vicoli di Napoli. Si compone così, pezzo dopo pezzo, un giallo pieno di suspense e ironia, una storia corale di padri e figli che scorre – come il Sebeto, fiume perduto nel sottosuolo di Napoli – al di sotto delle vite ufficiali, per ricomporsi, a sorpresa, nelle ombre, nelle pieghe più nascoste, in quella verità che, come il sorriso della bambina, in fondo c'è. Anche se la vede solo chi sa guardare.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Tony Perduto è un giornalista d’inchiesta, anche se il suo lavoro non interessa a nessuno. Il giornale su cui scrive da avventizio ormai da anni, gli commissiona pezzi “di colore” sulla vita nei Quartieri Spagnoli che a lui stanno stretti, inevitabile quindi che finisca per cacciarsi nei guai. Un personaggio, quello del giornalista investigatore, inguaribile idealista, incapace di scendere a compromessi soprattutto con sé stesso, deciso a rinunciare a condurre una vita “regolare” (una moglie, un lavoro e soprattutto uno stipendio fisso) pur di dedicare la sua vita alla sua unica passione: la scrittura. Ho letto anche il suo primo romanzo “Il mistero dell'orso marsicano ucciso come un boss ai quartieri spagnoli” e mi aspetto che Perduto trovi la fortuna che merita, dandomi la possibilità di leggerlo ancora a lungo.
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