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Dire che “La bambina fulminante” è un libro per bambini sarebbe riduttivo. E’ diverso: è un libro da leggere ai bambini. Assolutamente. Di una ricchezza rara, da Dostoevskij ai palindromi, da come si froda un’assicurazione agli intercalari dialettali italiani e al perché le femmine stanno in bagno cosi tanto tempo…. leggerlo ad un bambino può solo aprirgli un mondo di idee. Ma farglielo leggere è straordinariamente difficile, per la prosa che Paolo Nori (o meglio, semplicemente Paolo, come si chiama nel libro) è riuscito a stendere su queste poche ma incredibili pagine.
“Voi potreste pensare che non è tanto, qualche minuto, e avreste ragione; se ci pensate, un giorno della nostra vita, non è tanto, è un giorno, e in un solo giorno della nostra vita di minuti ce ne sono 1440 quindi qualche minuto, cosa volete che sia? Potreste pensare voi, e avreste sempre ragione, solo che questa storia, vi sembrerà strano, ma questa è una storia che, in tutto, dura un minuto, quindi in una storia che dura un minuto un’attesa di qualche minuto è un’attesa che, converrete con me, è lunghissima” (p. 26).
Domande al lettore, virgole continue, un respiro che non si ferma, ma che lascia addosso comunque una strana pace. Per chi è abituato alla grammatica e alla sintassi dei “grandi”, a non costruire frasi complicate da troppe coordinate, a concedersi nell’orale di usare il “che” un po’ dappertutto ma a non osare pensare di poterlo vedere scritto…. questo libro sarà difficilissimo da leggere. Una sorta di flusso di coscienza (difficile trovare frasi piu’ corte di una pagina), ma espresso con l’incedere tipico dei bambini. Un “flusso di coscienza non ancora adulto”, se mi passate la definizione, raccontato in prima persona dall’autore stesso, anche se in certi punti sembra addirittura il libro a prendere vita e narrare. Il gioco continuo con le parole e con la loro rappresentazione (che prosegue nel papà di Ada, un illustratore) porta a citazioni spontanee e azzeccate come Il lonfo di Fosco Maraini. Ma proprio per questo l’incedere è sempre simpatico, mai sopra le righe, “soffice” e per l’appunto pieno di invenzioni, idee e trovate che sentite da un bambino possono solo far bene. Come questa:
“E adesso, indipendentemente dal fatto che vi stiate annoiando o non vi stiate annoiando, il capitolo è finito, e, a proposito di gentilezze: arrivederci, che è sempre una cosa educata, secondo me, salutare, alla fine dei capitoli” (p. 24).
La storia, come dice Paolo, dura un minuto, ma ci mostra quello che da grandi spesso dimentichiamo, vale a dire quante cose riuscivamo, da piccoli (e i più fortunati di noi riescono ancora) a pensare nell’arco di un minuto. Ada è una bambina semplice, nata da due persone semplici, che vive un episodio semplice come quello di incontrare qualcuno che conosce e di volerlo evitare. E che ha…. un potere fulminante.
Nell’arco di poche pagine, Paolo è riuscito a costruire una piccola magia per cui vale sicuramente la pena investire un pomeriggio in cui si ha voglia di sorridere.
Recensione di Micol Rigamonti.
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