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Chi ha letto “La rampicante” – pluripremiato romanzo sull’etica del dono in relazione al trapianto di organi -, sa che Grittani non teme di affrontare argomenti scomodi. “La bambina dagli occhi d’oliva” non fa eccezione. Infatti il romanzo ricostruisce a posteriori la fenomenologia di un abuso, dimostrando quanto la letteratura possa a suo modo vendicare le offese subite dai bambini. Quelle indelebili che feriscono per sempre. Un testo di densa originalità scandito in tre parti che, come una tragedia greca, impone una riflessione su responsabilità e colpa.
Un libro che racconta l'indicibile, la violenza sui bambini, e lo fa cercando di interpretare un disegno del passato, dando alla prima parte del romanzo le caratteristiche di un thriller. Non di thriller però si tratta, questo romanzo è di più: è il tentativo di mettere noi adulti di fronte a tutte le volte in cui un bambino ha cercato aiuto, e noi abbiamo preferito, non vedere, non sentire, non capire.
Se “La bambina dagli occhi d’oliva" fosse un film, per me sarebbe uno di quelli in bianco e nero. Che non vuol dire mancanza di profondità, anzi. E’ nel chiaroscuro che emergono meglio i profili, i caratteri dei personaggi, gli spazi dentro cui si muovono personaggi e storie. Così è l’ultimo libro di Davide Grittani: dai personaggi, come quel Sandro Tanzi, che fino all’ultima pagina non sai se biasimare o commiserare, agli ambienti (la sala giochi illuminata dal neon o la casa del disegno). Sullo sfondo c’è Roma, mai nominata, ma è proprio in quest’assenza che riconosciamo la grandezza e il decadimento della Capitale. E' attorno ad un disegno ritrovato (nulla accade mai per caso) che ruota la storia, che affonda le radici nel dolore di una bambina, ma è un dolore che si allarga a macchia d’olio e riguarda tutti. Ancora una volta Grittani scava nell’animo umano e lo fa con parole precise, nette che ritagliano soprattutto i personaggi come figure che si prendono la scena senza chiedere il permesso. Ancora una volta dà voce a chi non ne ha, come i più piccoli che spesso chiedono nell’indifferenza di noi adulti.
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