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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Avrai i miei occhi è un noir distopico che prende l’avvio in un inverno milanese più disperato che mai, tra i corpi di decine di ragazze abbandonati come rifiuti nei campi industriali che circondano la città.
È inverno a Milano, la più fredda delle stagioni, nella più desolata delle città. Ma non c'è mai una stagione giusta per indagare su un mucchio di cadaveri di donne abbandonato come spazzatura alla periferia dei campi industriali. Donne? Persone? O piuttosto cavie, cloni, cose? È quello che si chiede Nigredo, chiamato a investigare, a cercare una verità, e quindi ad attraversare i muri che dividono, separano, proteggono Milano dal deserto civile in cui la città è immersa. Ma quando c'è un muro, c'è sempre qualcuno capace di valicarlo, e Olivia a bordo del suo taxi lo sa bene. Lei conosce Nigredo da tempo. Il loro legame è molto più profondo di quanto lui si immagini. Olivia e Nigredo, anime gemelle, sopravvissuti a tempi migliori, a tempi diversi, non sono pronti ad arrendersi all'età e alla devastazione che li circonda. Vivono quasi sospesi ancora in cerca di attimi di bellezza, e di un'idea di giustizia diversa da quella immaginata dal potere.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Giusto per fare chiarezza, al netto della contaminazione col noir, questo è un romanzo di fantascienza, come orgogliosamente rivendicato dall’autrice. La Milano del futuro prossimo è un labirinto, una città segmentata da muri che hanno creato aree con diversa estrazione sociale, regolate dalle leggi di un Profeta che predica l’unicità dell’umano, salvo calpestarla in nome del profitto. I corpi sono segnati dalle cicatrici e da veri e propri ‘marchi’ e la distinzione tra persone e ‘cose’ (cavie e cloni) si rivela meno netta di quanto si possa supporre. Empatia e dolore sono i tratti dell’umano, ma possono essere veicolati e sfruttati per amplificare il piacere che nasce dalla violenza inflitta all’altro. Il corpo violato delle donne è il cardine di una narrazione che pone l’arte come strumento di una possibile riconfigurazione di senso dei frammenti (fisici e psichici) generati dall’azione di un sistema di potere pervasivo e spietato. Coerentemente, Vallorani (che qui riprende i personaggi di un lontano romanzo, Eva) procede per capitoli disseminati di indizi in apparenza lacunosi, lasciando al lettore la fatica (e il piacere) della ricomposizione. La sua scrittura insegue una musicalità che si appoggia ad un flusso di coscienza in seconda persona, singolare ed efficace. Una nota di merito infine va a Zona 42 per la cura editoriale e la suggestiva copertina.
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