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Anno edizione: 2024
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Walter Siti ci consegna un romanzo potente che rivela gli inferni dell'inconscio mentre si sforza di sottometterli a una logica quasi spinoziana.
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Walter Siti, entomolgo contemporaneo scava lungo le rive dell'ossessione, dentro gli impulsi di morte e nella mente ordinata di un un tranquillo e borghese uomo rispettabile. Quell'uomo siamo tutti noi. Noi dentro noi e nel rapporto con l'altro, nell'ansia di possedere, nel bisogno atavico (oppure no) di cavalcare il Mito. Di sedercisi accanto. Autopsia dell'ossessione è il viaggio dentro l'abisso della tragedia. Dunque, Danilo Pulvirenti (il protagonista) siamo tutti noi. Siamo la carne moderna che si conusma lentamente e il doppio IO che a tratti, e fuggevolmente si palesa. Tutto è decandente, i rapporti sono lenti e vuoti: ansia di possedere che chiama altra ansia. Senilità, suicidio, marcescenza. Autopsia dell'ossessione è decisamente un racconto horror, senza sangue e senza mostri, perciò ancora più pauroso. L'uomo è al centro di tutto, l'erotismo (che poi è anti-erotismo) è mortifero, freddo, asessuato. Lo stile colto e vorticoso di Walter Siti può creare disagi, e del resto il senso di vertigine ci accompagnia pagina dopo pagina. Potrebbe anche essere un romanzo di formazione (il protagonista si consegna a noi dall'infanzia fino all'età adulta), ma non c'è autoreferenzialità, nè spocchia, c'è la penna e lo sguardo di un uomo attento e preparato che scrive e cucina le parole come se dipingesse un'opera futurista o suonasse un'opera di Wagner: poesia e bassezza, amore e morte, desiderio e orrore. Un romanzo che entra sotto la pelle, a poco a poco, e che abbisogna di tempo per meditarlo per introiettarlo completamente. Fatto ciò: nostra madre, il nostro cane, il nostro medico, la nostra compagna, nostro figlio, persino i nostri nonni... non saranno più gli stessi. Meno consolazione e più difformità. Appassionante ritratto di una stagione (la vita) all'inferno.
Compassato, pesante e sempre rivolto a cercare di sconvolgere. Di quei libri di cui si parla ma che pochi son riusciti a capire e soprattutto a leggere sino in fondo. Avevo letto altro di Siti e mi era piaciuto, con questo, lo rimando a settembre!
a pag.50 si comincia a zompare nella vana ricerca di respiro o di qualche lampo. Poi lo si abbandona senza rimpianti e con sollievo. Prosa arzigogolata da accademico condita di noia e dotti richiami simbolici per un intorcinamento letale che è il canone ideale per critici appartenenti alla stessa mortifera e polverosa accademia. Urgente spalancare le finestre e far uscire il puzzo di chiuso. Da evitare. Meglio andare a curiosare in altri siti.
Recensioni
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