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Quello che basta è già dimora del tutto. Quello che alita, che spinge, pur dentro il suo semplice cesto di provviste, già sazia e completa. Perché la poesia è opera d'assenza, non c'è altro grido a definirla e sfiorarla. Come un palco che si apre fra le due tempie del pensiero, arriva e scroscia e salva, simile a un germoglio mai intravisto. La poesia è il bisogno della parla "altra", quella non accessibile, la disperata presenza di clorofilla interiore nei marci e infettati anfratti del respiro corrente. Vale per tutte, come un soffio caldo lungo i ghiacci taglienti del vivere, quella meravigliosa lirica intitolata Soliloquio dell'amante interiore: "Accendi la prima luce della sera, come in una stanza/ in cui riposiamo e, con poca ragione, pensiamo/ Il mondo immaginato è il bene supremo./ Questo è dunque l'incontro più intenso./ È in tale pensiero che ci raccogliamo fuori da ogni indifferenza, in una cosa:/ Entro una sola cosa, un solo scialle che ci stringiamo intorno, essendo poveri: un calore,/ luce, potere, l'influsso prodigioso./ Qui, ora, dimentichiamo l'un l'altro e noi stessi./ Sentiamo l'oscurità di un ordine, un tutto,/ un conoscere, ciò che fissò l'incontro"./Entro il suo confine vitale, nella mente,/diciamo Dio e l'immaginazione sono tutt'uno.../quanto in alto l'altissima candela irraggia il buio./Di questa stessa luce, della mente centrale,/facciamo una dimora nell'aria della sera/ tale che starvi insieme è sufficiente". Non è un autore semplice Stevens, richiede impegno, pazienza, e come una conoscenza anche filosofica delle sue dentellature sillabiche, scelte e centellinate sulla pagina come scaglie d'oro lavorato da mano sofferta. La poesia, questo cantiere per operai sorvegliati dalla luna, dolorante condizione fra la parola e i suoi antri cangianti, senso d'un qualcosa che disfa e insieme riavvolge. Come la casta perseveranza di uno squilibrato che sa d'essere sul cammino esatto e sa che deve perdersi per trovare l'uscita giusta.
Questo è stato il mio primo approccio a Wallace Stevens e ho avuto l'impressione che non fosse il posto giusto per iniziare (sfortunatamente, il mio sistema di librerie locali non ha Harmonium). Alcune delle poesie hanno funzionato davvero bene per i miei gusti. La lunghezza della maratona "Ordinary Evening in New Haven" ha dei veri punti salienti. Un libro trasparente e limpido che ti trattiene su un filo, quello dell’aurora e fino alla fine non ti lascia andare, ma fa bensì che tu resti incantato, se sei un lettore di romanzi, di prosa poco importa, Wallace è per tutti. Deve venire nel momento giusto, ma arriverà. Voi intanto acquistatelo.
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