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scheda di Mulazzani, M., L'Indice 1994, n. 1
"Io faccio del calcestruzzo armato!" esclamava Auguste Perret, accogliendo visitatori e clienti negli uffici al piano terreno del famoso 'Immeuble de rapport' al 25 bis di rue Franklin a Parigi. E, ricorda un giovane praticante di studio che risponde al nome di Le Corbusier, "questa affermazione, nel 1908, faceva l'effetto di una bandiera al vento e anche di una salva di cannone". Gli anni in cui l'impresa Perret Frères si specializza nell'uso del 'béton armé' segnano l'inizio di una straordinaria avventura costruttiva. E sono, al contempo, per Auguste, anni di intensa frequentazione degli ambienti culturali parigini, di cui diventerà protagonista di primo piano. La maturazione di una personale poetica architettonica, fondata sulla "verità" della struttura, lo condurrà, alla metà degli anni venti, su posizioni di aspra critica delle avanguardie funzionaliste. "Egli si siede tra due sedie - scriverà nel 1932 Le Corbusier, sintetizzando efficacemente la posizione di superbo isolamento di Perret nell'ambito dell'architettura francese -, l'istituto avverte i suoi colpi di frusta e lo odia, e la generazione che lo segue riceve le sue frustate, ricalcitra e si rattrista". Alla inattualità di Perret, alla sua tensione verso l'ideale classico di un'arte estranea allo scorrere del tempo, non possono che corrispondere gerarchie di valori, volontà di forma del tutto opposte al determinismo meccanicista e un supremo magistero nel dominio della materia: "Il mio calcestruzzo - dichiarerà orgogliosamente Perret nel 1944 - è più bello della pietra. Lo lavoro, lo cesello. Con breccia di granito o di arenaria dei Vosgi come inerti... ne faccio una materia che supera in bellezza i rivestimenti più pregiati... Il calcestruzzo è una pietra che nasce, e la pietra naturale è una pietra che muore". L'interesse peculiare della monografia di Gargiani sta proprio nell'affrontare in maniera sistematica la dimensione teorica del grande maestro francese, intrecciando le analisi delle sue opere più significative con quella di un testo straordinario quale "Contribution à une théorie de l'Architecture": "un manifesto di poetica - scrive Gargiani - che riassume un pensiero architettonico assiomatico, rigoroso e al tempo stesso magico".
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