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Uno stile semplice per raccontare cose difficili Cercando “uno stile semplice / per raccontare cose difficili / da una delle tante / cittadine del nord est”, in Attraversato da Carlo Marcello Conti persegue, pur nella sua consueta, laica immanenza di movimenti dell’intelletto e dell’animo, come una vocazione metafisica, forse già adolescenziale, dedicandosi con la dedizione dell’amante al riporto meticoloso del valore dell’incontro, delle associazioni di moti in apparenza non aggregati. Una tensione che risale forse, appunto, agli anni della giovinezza, quando sua mamma (lo so di prima mano dai racconti amichevoli di Carlo stesso) lo condusse dritto dal dottore quando si accorse che il ragazzo si dedicava alla scrittura di poesie. Poesie evidentemente, grazie al cielo, ancora malate, che parrebbero seguire percorsi sani o sanati nella diffusa propensione al linguaggio posato e orizzontale della prosa, per poi inerpicarsi improvvise verso misteriosità luminose che promettono (e mantengono) un cuore consapevole di Storia e Forma, amore per la parola e amore - o disamore - per le attrattive o le repellenze di paesaggi interiori ed esteriori. Proprio come certe strade di innocente bellezza della provincia italiana sanno ancora fare, queste canzoni, forse frammenti di un unico poema, compongono l’itinerario verso svolte improvvise, e possono condurci, se solo prestiamo loro la giusta attenzione, le dovute attenzioni, in luoghi carichi di conoscenza e senno sedimentati nella lunga esperienza di vita. Fiere (spesso inutili), libri (sempre troppi), pubblico della poesia, appuntamenti, pentole in pericolo sul fuoco, porte rimaste socchiuse, vecchi manoscritti, abiti, scarpe da ginnastica, desiderî, fiori e ancora fiori, uccellini, piogge, compongono l’inventario di momenti sottratti alla mortalità nella parola (...) Giancarlo Sammito
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