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E’ un originalissimo libro composto come uno spartito musicale, di canto e di controcanto. Cioè di una doppia visuale, cristiana e musulmana insieme. Lo scenario è quell’area che va dal mar Caspio al mar Rosso, dal deserto libico all’Iran che è un continuo ribollire di fermenti estremi. I due autori, Vincenzo Maddaloni e Amir Modini, si misurano in un serrato dialogo che esemplifica le ragioni e le contraddizioni di questa teatro di cortocircuiti tragici che ogni giorno l’informazione annuncia. Segnalo che il libro è ricchissimo di note. Da leggere, studiare e conservare.
Questo libro è un ottimo strumento per conoscere le storie e le dinamiche di un Paese che affascina e al tempo stesso fa paura. Il libro si divide in tre parti. La prima è una densa e documentata analisi delle vicende storiche, politiche, religiose ed economiche che hanno contraddistinto la storia dell’Iran. L’Iran è punto d’incontro di grandi civiltà e al tempo stesso ha straordinarie riserve di petrolio e gas naturale, riserve che oggi fanno gola soprattutto a Paesi in crescita e affamati di energia come Cina e India. Di particolare interesse le pagine sulla religione che contraddistinguono la seconda parte. Non c’è solo un’analisi dell’islam sciita degli ayatollah, ma anche una riflessione sul confronto tra la religione islamica e il cristianesimo. La terza parte del volume presenta quattro conversazioni tra il giornalista Vincenzo Maddaloni e l’intellettuale iraniano Amir Modini. Si tratta di un originale confronto tra un cristiano e un musulmano che discutono, anche dissentendo, su politica e religione. L’auspicio finale di Maddaloni è che la vera atomica degli ayatollah sarebbe la nascita in Iran di un islam illuminato, nutrito di una cultura democratica «fatta di libertà individuale e di libera intersezione tra politica e religione». Devo dire che dopo averlo letto condivido questa speranza. [Fabio]
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