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Atlante delle isole remote. Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò. Ediz. illustrata - Judith Schalansky - copertina
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Atlante delle isole remote. Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò. Ediz. illustrata
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Atlante delle isole remote. Cinquanta isole dove non sono mai stata e mai andrò. Ediz. illustrata - Judith Schalansky - copertina
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Descrizione


Con questo atlante, Judith Schalanslcy ci conduce in cinquanta isole remote, lontane da tutto e da tutti che non troverete mai con Google Earth: da Tristan da Cunha fino all'atollo di Clipperton, dall'Isola di Natale a quella di Pasqua, e ci racconta storie misteriose e bizzarre. Storie di animali rari e di uomini strani, di schiavi naufraghi e solitari studiosi di scienze naturali, esploratori smarriti e folli guardiani del faro, naufraghi dimenticati e marinai ammutinati. Sono le storie di "Robinson" volontari e involontari che dimostrano che i viaggi più avventurosi si svolgono sempre nell'immaginazione, con il dito sulla carta.
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Dettagli

2013
6 novembre 2013
143 p., ill. , Rilegato
9788845275067

Valutazioni e recensioni

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DomeNick
Recensioni: 4/5

Geniale. Da consultare di tanto in tanto.

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Francesco
Recensioni: 4/5

Libro molto simpatico che incuriosisce il lettore dotato di una buona fantasia, amante dei viaggi e dallo spirito avventuriero. Nel testo vengono illustrate, corredate da cartine geografiche, una serie di isole remote e ai più sconosciute (tranne alcune di maggior fama come l'Isola Sant'Elena dove venne esiliato Napoleone). Non lo si può definire certo un atlante geografico ma piuttosto una guida semplice e divertente ad alcune delle isole più insolite del pianeta. Ottimo come regalo.

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Antonello Arcuri
Recensioni: 4/5

Come resistere alla tentazione di rifugiarsi su un'isola deserta? Pochi lo hanno fatto davvero, parecchi con la fantasia. Questo "Atlante delle isole remote" è divertente e frizzante, serio come un vero testo di geografia, ed ideale per viaggiare un po' sulle ali della fantasia

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Voce della critica

  Il progetto grafico di questo seducente volume è della stessa scrittrice. Nata a Greifswald nel 1980, Schalansky riversa la sua esperienza tipografica in libri di squisita fattura, che rimandano a una cura oggi inconsueta. Bompiani riprende i caratteri della pluripremiata edizione tedesca: dorso rilegato in tela nera, copertina azzurra cartonata, unghiatura e pagine con taglio colore, come nei libri liturgici. Nel risguardo una carta nautica del pianeta introduce il lettore a brevi ma acute considerazioni sulla cartografia, poche pagine che Schalansky, forse sulle orme degli antichi rubricatori, tempesta di segni e rimandi rosso arancio, in un gioco di nomi dal suono "mitico e fiabesco", memori della natura primigenia di terre selvagge: "Come il paradiso prima del peccato originale – impudico e innocente". L'isola diventa allora metafora, spazio smarrito nel segreto delle dorsali sottomarine, nell'immobile armonia degli oceani. Appellandosi a Stevenson che vedeva nei porti "incantevoli sonetti", Schalansky invita il lettore ad annoverare la cartografia "tra i generi poetici", mentre l'atlante viene assunto "tra la bella letteratura", in virtù della sua "denominazione originaria: Theatrum orbis Terrarum". La breve prefazione segnala una nostalgia di conoscenza covata fin dall'infanzia, quando ancora il Muro impediva i grandi viaggi e dalla città natale affacciata sul Baltico la scrittrice si cercava nel mondo con il dito sull'atlante scolastico, correndo oltre le frontiere. Oggi che il suo paese è sparito dalle carte "insieme ai suoi confini tracciati e sentiti", Schalansky propone un modello narrativo per molti versi sorprendente: le sue "isole remote", cinquanta in tutto, emergono attraverso un'impaginatura binaria. A destra la raffigurazione di un'isola lontana, precisa nella sua orografia ma priva di coordinate o di riferimenti cardinali, come immersa nel respiro dell'oceano, solitaria nel tenue azzurro a tutto campo della pagina. Assente la valenza geografica, l'immagine stessa diventa così narrazione, voce autonoma tra cielo e mare. La pagina sinistra, a specchio con l'illustrazione, funge da periscopio, fornendo diagrammi e dati dettagliati su quella porzione di terra che talvolta è solo un atollo, uno scoglio sperduto o – come Takuu, nella Papua Nuova Guinea – un anello di sabbia quasi sommerso, in continua balia del cambiamento climatico. A questa sorta di piano cartesiano segue infine il vero e proprio testo letterario. Mai più di trenta righe, ma è qui, in questa drammaturgia minimale, che si sente il polso della scrittrice. Sono brevi bozzetti a fronte, frecce nello spazio e nel tempo, scintille narrative che mettono il lettore in visione d'ascolto: l'occhio percorre lagune di coralli, laghi e vulcani, remote prodaie di antichi naufragi. Una scrittura intermittente e vagabonda ma capace di rivivere le emozioni dei primi esploratori, le loro storie di libertà, il mondo da scoprire, il segreto da celare. Come nell'Isola del Cocco ("due carte, tre tesori"), dove, alla ricerca dell'oro dei pirati, generazioni scavano nel fango "fosse grandi abbastanza per seppellirci una nave, ma non un sogno". Ogni isola è una vicenda che attraversa il tempo, una promessa del destino, spesso con un esito fatale. Si vedono allora navigatori con gli occhi persi in un abbaglio di conquista, sonnambuli che salpano verso la catastrofe, traditi da un mare cieco e inesorabile. Nel paesaggio restano velieri come ceppi sbattuti sulla battigia, relitti di un miraggio di ricchezza: conchiglie e ossa, esistenze senza nome, sepolte in terre remote. Frammenti di un possibile romanzo, questi testi miniaturizzati appaiono innervati da una conoscenza antropologica e da un'inconsueta familiarità con la storia naturale. Sono saperi peraltro già evidenti nel notevole Der Hals der Girafe (Lo splendore casuale delle meduse, Nottetempo, 2013), racconto centrato sulla figura di un'insegnante di biologia e ambientato in una grigia provincia della Germania orientale di oggi. Ma se qui la narrazione fortemente paratattica e tutta interna all'io implode in una disamina serrata della ratio evoluzionistica, nell'Atlante si coglie piuttosto l'allegria di una circumnavigazione al femminile che dalle pieghe delle pagine esplora isole remote, percorrendo l'ampio mondo.   Anna Chiarloni    

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Conosci l'autore

Judith Schalansky

1980, Greifswald

Judith Schalansky, nata a Greisfwald nel 1980, dopo una Laurea in Storia dell’Arte e una in Design, lavora a Berlino come scrittrice e designer, oltre a tenere corsi di tipografia. Il suo Atlante delle isole remote è uscito in Italia per Bompiani nel 2013. Lo splendore casuale delle meduse ha vinto nel 2012 il Premio Stiftung per il libro tedesco più bello dell’anno e nel 2013 il Premio Salerno Libro d’Europa. Inventario di alcune cose perdute ha vinto in Germania numerosi premi, tra cui il Wilhelm Raabe-Literaturpreis 2018. Nel 2020 esce in Italia, sempre per Nottetempo, Inventario di alcune cose perdute.

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